Le imprese straordinarie traggono linfa da concetti innovativi e rivoluzionari, che trasformano profondamente la società, la cultura, la scienza, la tecnologia, la medicina, la letteratura e le arti, modificando costumi e credenze. Basti pensare a figure come Socrate, Gesù, Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, James Watt, Thomas Edison, Guglielmo Marconi, Louis Pasteur, Alexander Fleming, Isaac Newton, Sigmund Freud, i fratelli Lumière e gli Impressionisti. Tali visioni, spesso osteggiate e respinte, hanno esposto i loro fautori a discriminazione, persecuzioni, avversione e persino morte o povertà, a causa della loro complessità, della minaccia agli interessi consolidati, alle convinzioni radicate, agli equilibri di potere e alla resistenza al cambiamento. Questo fenomeno si manifesta con particolare intensità in politica, ambito che influenza direttamente le sorti e le condizioni di vita delle persone, coinvolgendo azioni concrete spesso coercitive, manipolazioni e mobilitazioni delle masse, ridistribuzione di ricchezze e prestigio, modifiche sociali, prosperità o impoverimento di settori produttivi e accettazione o rifiuto di ideologie e religioni. Esempi lampanti sono Cesare, Carlo Magno, Robespierre, Napoleone, Marx e Kennedy: i grandi progetti politici sono quelli che anticipano il futuro, segnando la Storia. Al contrario, le idee insignificanti, gonfie di autocelebrazione, retorica vuota e conservatorismo, alimentate da scarsa immaginazione e timore del rischio, rimangono sterili. L’unificazione delle due Nocera rappresenta un progetto ambizioso. Trascendo gli aspetti economici, spesso enfatizzati dai suoi sostenitori, e la mentalità mercantile che oggi predomina, focalizzandoci sul “quanto costa” e “quanto si guadagna”, si coglie il vero problema: l’economia non deve dettar legge alla politica, ma il contrario; una conseguenza del capitalismo e della globalizzazione. Immaginiamo l’orgoglio e il prestigio per la Grande Nocera Alfaterna, fiorente e industriale, e i suoi abitanti, giovani e neonati, eredi di una storia e cultura ininterrotta. Ciò conferirebbe al Sud Italia un’identità geografica nuova e significativa, rafforzando l’Agro come polo produttivo competitivo tra Sapri e Napoli. L’idea opposta è meschina, votata alla difesa di interessi ristretti, legata a clientele e dinamiche familiari a fini elettorali, confinata in spazi limitati, pur ricchi di storia e cultura, ma inadeguati a un mondo in continua espansione. Apriamo i nostri cuori e le nostre menti al futuro, per costruire un domani migliore. Aldo Di Vito [email protected]
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