Per quasi quarant’anni, gli abitanti del quartiere Montevescovado a Nocera Inferiore hanno vissuto in condizioni precarie, tra promesse disattese e ritardi cronici. Un articolo de “La Cittanova” del 18 febbraio 1990, firmato da Carlo Meoli e dal giovane Manlio Torquato, allora ventenne e oggi sindaco della città, descriveva già allora il quartiere come “la zona della disperazione”. L’articolo evidenziava le miserevoli condizioni di vita negli alloggi provvisori, caratterizzati da mancanza di servizi essenziali, precarietà strutturale e disagi per le famiglie residenti. Problemi di infiltrazioni d’acqua, spazi insufficienti e assenza di aree gioco per bambini erano solo alcuni dei disagi segnalati. L’assegnazione degli appartamenti, inoltre, fu segnata da irregolarità, con disparità nella distribuzione delle superfici abitative rispetto alle esigenze familiari.
Recentemente, l’urgenza della situazione è stata rilanciata da un appello del consigliere comunale Vincenzo Stile (Pd), sollecitato dall’intervento di Ubaldo Rea, esponente storico della sinistra nocerina. Stile, tramite un post su Facebook, ha denunciato la grave situazione di degrado e pericolo, sottolineando l’inadeguatezza delle soluzioni adottate finora. Milioni di euro sono stati promessi per la riqualificazione del quartiere, ma ad oggi non si sono visti risultati concreti. Stile ha espresso forte delusione per la mancanza di intervento da parte del Comune e ha chiesto al suo partito un impegno maggiore a livello regionale per sbloccare la situazione, criticando l’insufficiente supporto ricevuto finora anche su altre criticità cittadine come il fiume, l’inquinamento e il traffico. La domanda, quindi, rimane aperta: quando finirà questo lungo calvario per gli abitanti di Montevescovado?
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