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Nocera Inferiore: Dall’industria tessile all’ascesa e al declino del pomodoro

L’evoluzione economica e sociale di Nocera Inferiore, nel corso del XIX e XX secolo, è profondamente legata alle trasformazioni del suo tessuto produttivo, influenzando in modo significativo la cultura e il tenore di vita della popolazione. Nella seconda metà dell’Ottocento, a seguito di una grave crisi economica in Svizzera, numerosi giovani emigrarono, alcuni approdando a Napoli, altri nel territorio nocerino, attratti dalle vaste coltivazioni di cotone. Un ingegnere svizzero, dopo un’accurata analisi del territorio, scelse Nocera per la costruzione di una nuova fabbrica, apprezzando l’abilità lavorativa delle donne locali e la strategica vicinanza alla stazione ferroviaria. La sfida principale fu assicurare l’approvvigionamento idrico necessario alle caldaie a vapore, superata grazie al ritrovamento di una sorgente sotterranea.

L’avvio dell’attività industriale generò numerosi posti di lavoro e fornì una qualificata formazione professionale a uomini e donne. “La Cotoniera”, come affettuosamente denominata dalla popolazione, divenne il fulcro dell’economia locale, fornendo impiego a migliaia di persone, coinvolgendo virtualmente ogni famiglia nocerina. Malgrado turni di lavoro impegnativi, la dedizione degli operai assicurò l’efficienza produttiva. Gli imprenditori svizzeri, lungimiranti nella gestione del capitale umano, investirono anche in infrastrutture sociali, tra cui scuole, contribuendo allo sviluppo e alla crescita della città sui mercati nazionali e internazionali.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, la direzione della fabbrica passò a dirigenti italiani, in un periodo caratterizzato da una crescente crisi economica che frenò la prosperità. Successive gestioni pubbliche, prima sotto l’IRI e poi l’ENI, non riuscirono a invertire la tendenza negativa, aggravata dalla concorrenza internazionale e da difficoltà economiche generali. Nonostante tentativi di sostegno economico e interventi sindacali, “La Cotoniera” cessò definitivamente la produzione.

Il tentativo di diversificare l’economia locale si concentrò sul settore alimentare, sfruttando le risorse agricole del territorio. Tuttavia, l’iniziale resistenza alla produzione industriale, legata al forte attaccamento al prodotto locale, rallentò l’innovazione. La svolta giunse con l’adozione di metodi di lavorazione artigianale nel settore della conservazione del pomodoro, ispirati all’esperienza dei conti Signorini, che avevano rilevato la “Cirio”. Negli anni ’20 del Novecento, numerosi imprenditori locali investirono nel settore, dando vita ad un nuovo periodo di crescita economica.

L’industria conserviera nocerina creò migliaia di posti di lavoro, coinvolgendo ogni aspetto della filiera, dalla raccolta alla lavorazione del pomodoro. Seppur inizialmente caratterizzati da bassi salari e lunghe giornate lavorative, i progressivi miglioramenti nelle condizioni di lavoro, con l’introduzione di “assicurazioni sociali”, casse mutue e sussidi per la maternità, contribuirono a migliorare il benessere dei lavoratori. Il periodo tra le due guerre vide un’epoca di grande prosperità per il territorio, interrotta temporaneamente dagli eventi bellici.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’industria conserviera riprese con vigore, incrementando la produzione grazie all’impiego di manodopera stagionale e all’innovazione tecnologica. L’esportazione dell’ “oro rosso” nocerino raggiunse mercati internazionali. Tuttavia, gli anni ’70 e ’80 furono caratterizzati da un periodo di declino, causato dalla crescente concorrenza e da una gestione aziendale non sempre efficiente, aggravata da speculazioni edilizie. La storia di Nocera Inferiore testimonia, dunque, l’alternarsi di periodi di grande prosperità industriale e di crisi, legati alle capacità imprenditoriali e alle trasformazioni del contesto economico globale.

Redazione

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