La settimana dedicata a San Prisco a Nocera Inferiore è stata un trionfo di fede e festa, un evento che ha coinvolto l’intera diocesi. Ma dietro l’apparente semplicità di una settimana di celebrazioni si cela un impegno meticoloso, durato mesi, per garantire un’organizzazione impeccabile. La commissione organizzatrice ha dovuto affrontare innumerevoli sfide: contattare collaboratori, assicurarsi sponsorizzazioni, gestire il budget, selezionare gli ospiti e, non da ultimo, soddisfare le esigenze di tutti i partecipanti. Un compito arduo, superato con successo, anno dopo anno, con un costante miglioramento nell’organizzazione. La devozione e il senso di comunità, forse sopiti nel tempo a causa della posizione periferica della cattedrale, sono stati riaccesi, coinvolgendo la partecipazione a eventi religiosi e profani.
L’entusiasmo è stato palpabile fin dalla sera dell’8 maggio, quando i sei rioni si sono riuniti in Piazza Diaz per la tradizionale offerta dei ceri. Una cerimonia antica, quasi dimenticata dai più giovani, riportata in auge per preservare un prezioso patrimonio culturale. Le comunità di Piedimonte, Cicalesi, Rione Marrata, Sant’Anna di Fiano, Fosso Imperatore e Casale Nuovo hanno offerto i loro ceri, realizzati con dedizione e impegno, trasportandoli con orgoglio fino alla cattedrale. L’atmosfera era suggestiva, l’emozione tangibile all’accensione delle fiamme, che brillavano nel buio, tra sorrisi, preghiere e fotografie di gruppo. Al termine della serata, le distinzioni tra quartieri svanivano, unite dalla soddisfazione di aver partecipato a un evento comunitario, rinsaldando i legami con le proprie radici.
La processione del 9 maggio, ben nota per le sue dimensioni, è stata altrettanto coinvolgente, frutto di un’accurata pianificazione e di un’organizzazione impeccabile. Le strade si sono gremite di persone in attesa del passaggio del Santo Patrono, tra canti, preghiere, la presenza di bambini e anziani, autorità civili e militari e il Vescovo Giuseppe Giudice. Il successo più grande della commissione è stato probabilmente quello di aver trasformato il quartiere Vescovado nel cuore pulsante della città, almeno per una settimana. Il quartiere, solitamente silenzioso, si è animato di voci, di chiacchiere allegre, di profumi di cibo e fiori, vibrante di entusiasmo, culminando nell’inno “Evviva San Prisco!”, cori e fuochi d’artificio che hanno incantato grandi e piccini.
Il segreto di una festa così riuscita risiede nella partecipazione attiva di tutti, nell’abbagliante illuminazione notturna a ritmo di musica. Ma anche nella dedizione di coloro che hanno lavorato instancabilmente: dai volontari della Protezione Civile Club Universitario che hanno trasportato la statua di San Prisco, alla pazienza nel gestire la folla, al sudore e agli sforzi che hanno affrontato con il sorriso sulle labbra, nonostante la stanchezza e le piccole difficoltà. Perché, alla fine, quale ricompensa maggiore di un sorriso? La stanchezza è certamente presente, ma il sentimento prevalente è la felicità.
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