La Corte di Cassazione ha ridefinito l’interpretazione dell’articolo 126-bis del Codice della Strada, offrendo una significativa tutela ai proprietari di veicoli. L’ordinanza n. 9555 del 2018, emanata dalla seconda sezione civile, stabilisce che la responsabilità del proprietario per la mancata identificazione del conducente responsabile di un’infrazione non è automatica. Il giudice, infatti, è chiamato a valutare attentamente la credibilità delle giustificazioni addotte dal proprietario. In sostanza, non è più sufficiente l’omissione dell’indicazione del conducente per applicare la sanzione accessoria.
Questa importante pronuncia fa seguito al ricorso presentato da una cittadina barese contro un verbale di accertamento per violazione del suddetto articolo. La ricorrente aveva contestato l’impossibilità di fornire le generalità del conducente a causa del tempo trascorso tra l’infrazione e la notifica (oltre tre mesi) e a causa del frequente utilizzo del veicolo da parte del marito e delle figlie.
La Suprema Corte, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale del 2008, ha riconosciuto la possibilità per il proprietario di esimersi dalla responsabilità, dimostrando l’effettiva impossibilità di fornire informazioni diverse da quelle fornite. La precedente giurisprudenza, equiparando la mancata comunicazione dei dati alla comunicazione di motivazioni insufficienti, viene così superata. La nuova interpretazione salvaguarda il diritto di difesa del proprietario, sancito dall’articolo 24 della Costituzione, imponendo al giudice una valutazione caso per caso delle circostanze e delle giustificazioni presentate.
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