Il Voto: Un Terremoto Elettorale e la Fine dell’Umanesimo

Finalmente, posso esprimere la mia opinione dopo un periodo di silenzio volontario. Ho scelto di astenermi dal commentare la competizione politica, nutrendo un profondo disprezzo per tutte le parti in causa. Ora però, a fronte del chiacchiericcio di politici, giornalisti e analisti, sento il bisogno di aggiungere il mio punto di vista. Per comprenderne le dinamiche, è necessario ricalibrare il nostro modo di pensare, adattandolo ai profondi e rapidi cambiamenti nella struttura sociale. Queste trasformazioni hanno alterato il significato stesso del voto come strumento di espressione della classe dirigente. Un tempo, si votava per appartenenza: di classe, di ceto, di professione, di tradizione, di ideologia. Si sceglieva il partito che rappresentava i propri valori e le persone che li incarnavano, creando una democrazia rappresentativa. Oggi, questo non è più vero. L’esito elettorale non si spiega con le questioni politiche tradizionali: se Renzi abbia commesso errori, l’operato del governo, il ritorno di ideologie passate, le divisioni interne ai partiti, la posizione dell’Europa o la questione migratoria. Come ha saggiamente osservato qualcuno in televisione, “l’Umanesimo è finito”. Ora prevalgono la concretezza, il denaro e la comunicazione digitale. Non si vota più per persone o idee, ma per imporre un’agenda politica ai governanti. Si desidera una democrazia diretta, non più rappresentativa. Gli elettori chiedono maggiore sostegno statale in ambito economico, sociale e sanitario, più lavoro, maggiore sicurezza e trasparenza, meno burocrazia, meno globalizzazione e meno ingerenze europee. Desiderano governanti umili, privi di ambizioni e potere, un’immagine difficile da realizzare. Si può definire populismo, ma con una Costituzione che assegna la sovranità al popolo, populismo e democrazia coincidono. Gli elettori sono pronti a rigettare i rappresentanti se non soddisfano le loro aspettative. Il vero pericolo non è l’estremismo, ma il rischio che il voto perda il suo valore come strumento di espressione politica. Considerando l’utilizzo del voto in paesi come Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan, Russia ed Egitto, il suo significato in Europa rischia di ridursi a un reperto archeologico. La lungimiranza di Gianroberto Casaleggio, forse sottovalutata per la scarsa esposizione mediatica, risiede nella comprensione anticipata delle trasformazioni epocali. La democrazia diretta, il mandato imperativo, l’uso dei media e l’indifferenza alle classificazioni ideologiche, sono i pilastri del Movimento 5 Stelle, che hanno condotto al suo successo. Aldo Di Vito [email protected]

Redazione

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