Corte di Cassazione: il corteggiamento insistente è stalking

La Corte di Cassazione ha confermato che un corteggiamento insistente e assillante configura il reato di stalking, ribadendo la condanna a sei mesi di reclusione per un uomo che aveva perseguitato una donna con pedinamenti e avances indesiderate. La sentenza n. 104 del 2018, emessa dalla Corte d’Appello di Milano, è stata confermata dagli “Ermellini”. L’uomo aveva sostenuto che i suoi comportamenti fossero solo frutto di un corteggiamento non ricambiato, non abbastanza gravi da costituire reato ai sensi dell’articolo 612 bis del codice penale. Aveva inoltre affermato che le sue azioni, non offensive, si erano svolte in soli tre giorni, periodo insufficiente a generare un’ansia grave e prolungata. Tuttavia, la Cassazione ha respinto queste argomentazioni, evidenziando come le azioni dell’uomo fossero state invasive della libertà personale della vittima, assumendo un carattere ossessivo e inducendo in lei timore e ansia, costringendola a modificare le sue abitudini, ad esempio l’orario in cui portava i figli al parco giochi. La Corte Suprema ha ribadito che per integrare il reato di stalking non è necessario dimostrare uno specifico stato psicologico nella vittima, ma basta che le azioni abbiano un effetto destabilizzante sulla sua serenità e sul suo equilibrio psicologico. Inoltre, il reato è configurabile anche se le azioni sono ripetute in un lasso di tempo molto breve; persino un solo giorno può bastare, a condizione che si tratti di condotte distinte. Questa sentenza serve da monito: anche se febbraio è il mese degli innamorati, un corteggiamento insistente può avere conseguenze legali molto gravi.