Evoluzione della psicologia: dall’anima al cognitivismo

Evoluzione della psicologia: dall’anima al cognitivismo

Il percorso storico della psicologia, dalla sua concezione antica fino all’avvento del cognitivismo, rivela una progressiva evoluzione del suo oggetto di studio. Per oltre due millenni, la psicologia, derivando dal termine greco “psiché” (anima), si è concentrata sull’indagine della sfera spirituale. Un profondo cambiamento si verifica con il comportamentismo, o behaviorismo, che, a partire dal 1913 con la pubblicazione dell’articolo di Watson “La psicologia dal punto di vista del comportamentista”, ridefinisce l’oggetto di studio come il comportamento osservabile, abbandonando l’analisi della coscienza. Questa svolta mirava a conferire alla psicologia una solida base scientifica, integrandola nel campo delle scienze naturali. Il comportamentismo, fortemente influenzato dagli studi sull’animale e dalla teoria evoluzionista darwiniana, poneva l’accento sull’adattamento dell’organismo all’ambiente, considerando il comportamento come un insieme di azioni e reazioni muscolari. Il concetto di condizionamento, ispirato agli esperimenti di Pavlov sui riflessi condizionati e agli studi dei riflessologi russi come Bechterev, divenne centrale: stimoli incondizionati elicitano risposte incondizionate, mentre il condizionamento associa stimoli neutri a risposte incondizionate, come dimostrato dall’esperimento di Pavlov con il cane e la campanella. Successivamente, Skinner, focalizzandosi sulle contingenze di rinforzo, sviluppò il paradigma del condizionamento operante, in cui una risposta viene rafforzata da una ricompensa, come illustrato dai suoi esperimenti con ratti e piccioni. Questo approccio, dominante nella psicologia degli anni ’50, ha influenzato anche la psicoterapia, dando origine alle terapie comportamentali. Tuttavia, il comportamentismo incontra limiti epistemologici negli anni ’50, aprendo la strada al cognitivismo. Neisser, con la pubblicazione di “Psicologia cognitivista” nel 1967, segna l’inizio di una nuova era. Il cognitivismo, invece di limitarsi all’osservazione del comportamento manifesto, si concentra sui processi mentali, modelli e strutture cognitive. A differenza del comportamentismo, che cercava di enunciare principi generali, il cognitivismo si concentra sulla comprensione dettagliata dei singoli comportamenti. Oggi, la psicologia è una disciplina autonoma, con facoltà universitarie dedicate e albi professionali, distinta dalla filosofia e con una solida base scientifica. Si integra con altre discipline, dando origine alla scienza cognitiva, un’interazione tra psicologia, linguistica, informatica, filosofia e neuroscienze. Mentre la psicoanalisi esplora le determinanti interne del comportamento, il cognitivismo si concentra sulle informazioni provenienti dall’ambiente esterno.