Un Viaggio nella Storia della Psicologia: Dalle Radici Antiche alla Neuropsicologia Moderna

La psicologia, la scienza che studia la mente e il comportamento, ha radici profonde nel tempo. Comprendere il suo sviluppo attuale richiede un’esplorazione del suo passato. Sebbene il desiderio di comprendere la natura umana sia antico, la psicologia come disciplina scientifica emerge nella seconda metà dell’Ottocento. Wilhelm Wundt, considerato il padre fondatore, aprì nel 1879 a Lipsia il primo laboratorio dedicato alla ricerca psicologica, segnando così la nascita della psicologia come scienza autonoma. Già filosofi greci come Platone e Aristotele si interrogarono sul funzionamento della mente. Aristotele, in particolare, propose l’idea della “tabula rasa”, ovvero una mente infantile incontaminata su cui le esperienze scrivono la conoscenza, anticipando l’idea dell’uomo come soggetto di studio scientifico, parte integrante della natura, interagente con l’ambiente. La nascita della psicologia come scienza moderna si fonda su tre tappe cruciali che si susseguono fino alla fine del Settecento: il dualismo cartesiano tra mente e corpo, lo spostamento dell’attenzione dall’essenza della mente ai suoi processi, e l’abbandono della concezione meccanicistica del corpo a favore di una visione più olistica mente-corpo. Un contributo fondamentale proviene dall’integrazione degli studi biologici e neurologici, dando vita alla neuropsicologia. Le sue origini risalgono alla Russia della Seconda Guerra Mondiale, grazie al lavoro di Aleksandr Lurija. Oliver Sacks, nel suo celebre libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, descrive come lo studio scientifico della relazione tra cervello e mente iniziò nel 1861 con Paul Broca, il quale scoprì la correlazione tra lesioni in specifiche aree dell’emisfero cerebrale sinistro e difficoltà nell’espressione verbale (afasia). Questo aprì la strada alla mappatura del cervello e all’assegnazione di funzioni specifiche a determinate aree cerebrali. Broca studiò il caso di Louis Victor Leborgne, un paziente che aveva perso la capacità di parlare, scoprendo una lesione nell’emisfero sinistro. Tuttavia, come sottolineato da Freud, la semplicità iniziale di questa “mappa cerebrale” si rivelò inadeguata a rappresentare la complessità delle funzioni mentali. Lurija dedicò la sua vita allo sviluppo della neuropsicologia, una scienza che, nonostante il suo potenziale rivoluzionario, ha conosciuto una diffusione relativamente lenta in Occidente, in parte a causa della minore attenzione dedicata all’emisfero destro, inizialmente considerato “primitivo”. Sacks, nel suo libro, racconta storie di pazienti con deficit neurologici, evidenziando come le malattie non siano solo perdite o eccessi di funzioni, ma implicano reazioni complesse dell’organismo per preservare la propria identità.