La novella nocerina di Giovanni e il maiale: una lezione di ingenuità

Le fiabe, intrinsecamente popolari, non si limitavano a divertire i più piccoli; costituivano un intrattenimento anche per gli adulti. Contadini, pescatori e abitanti dei borghi le tramandavano attorno al focolare, riflettendo la vita semplice, le credenze, le ansie e le aspirazioni del popolo. Oggi recuperiamo una storia di Nocera Inferiore, un monito per gli sprovveduti. Essa narra di Giovanni, un eremita (“‘o rumito”) in una chiesetta di campagna, e di come la sua candida semplicità gli costò il frutto del suo lavoro: un delizioso maiale allevato con cura. La storia comincia così: C’era una volta un uomo buono, di nome Giovanni, molto devoto a Dio, alla Madonna e ai Santi, che viveva come eremita in una piccola cappella dedicata alla Madonna, in aperta campagna. Aveva una stanzetta con un cucinino e un piccolo orto dietro la chiesa, dove conduceva una vita tranquilla, badando alla chiesa, suonando le campane durante le funzioni e coltivando un piccolo giardino, producendo il necessario per il suo sostentamento. Un giorno, un contadino, riconoscente per una grazia ricevuta dalla Madonna, gli regalò un bel maialino. Giovanni, felicissimo, lo allevò con amore, nutrendolo con pane raffermo, bucce di melone, verdure e avanzi di farina di grano, con un pizzico di grasso. Il porco crebbe sano e forte, e Giovanni lo accudiva con tenerezza, sognando già il giorno in cui lo avrebbe gustato. Arrivarono Natale e Santo Stefano, e giunse il momento di macellare il maiale. Giovanni, nonostante un po’ di riluttanza per l’affetto che nutriva per l’animale, si fece coraggio e lo uccise con maestria. Lo squartò, e una volta raffreddato, lo trasformò in salumi: salami, salsicce, prosciutti, coppe, pancette, lardo e strutto. Quel che avanzava lo consumò in pochi giorni, cucinando fegatini, frattaglie, trippa, testa e zampe. Affumicò con cura tutto il suo prezioso bottino, usando un fuoco di foglie di castagno, e appese i salumi alle travi della sua cucina, godendosi la vista. Alcuni giovani furfanti, venuti a conoscenza della ricchezza di Giovanni, escogitarono un piano per rubare tutto. Una fredda notte, senza luna, Giovanni si era ritirato presto a letto per scaldarsi sotto le coperte, quando udì una voce che lo chiamava da fuori: “Giovanni! Giovanni!”. Si alzò, uscì nel cortile, e cosa vide? Contro il muro di cinta, una figura vestita di bianco, con due ali spiegate e un’aureola luminosa, lo chiamava: “Giovanni!”. Era uno dei furfanti, con un lenzuolo addosso e due ali di cartone, aiutato da un complice con una lanterna. Giovanni, credendolo un angelo, si inginocchiò dicendo: “Che desiderate, Signore?”. L’angelo cantò: “Giovanni, Giovanni, Gesù ti chiama in cielo. Sali prima la sporta col lardo, poi sali tu”. Mentre dal muro scendeva una grossa sporta legata a due funi, Giovanni corse in cucina, prese il lardo e lo mise nella sporta. I ladri tirarono su la sporta, presero il lardo e la calarono di nuovo, mentre l’angelo cantava: “Giovanni, Giovanni, Gesù ti chiama in cielo. Sali prima i prosciutti, poi sali tu”. E dopo i prosciutti toccò al coppa, alla pancetta, alle salsicce, a tutto il resto, finché non presero tutto. Allora l’angelo cantò finalmente: “Giovanni, Giovanni, e adesso sali tu!”. Giovanni, tutto contento, saltò nella sporta e cominciò a salire… in paradiso. Ma a metà del muro i furfanti lasciarono cadere le funi, e il poveretto cadde a terra, frastornato. Quando riprese i sensi, si ritrovò solo, al buio, senza angelo e senza nemmeno un pezzetto di maiale.