Dal 2018, la normativa nazionale impone il pagamento di sacchetti per alimenti, parte di un più ampio provvedimento (legge 123/2017) volto a diminuire l’impatto ambientale della plastica. L’obiettivo è la progressiva eliminazione di buste non biodegradabili, sostituite da alternative compostabili con almeno il 40% di materiale rinnovabile (percentuale destinata a crescere). Questo significa che, a partire dal nuovo anno, anche i sottili sacchetti utilizzati per confezionare singoli alimenti saranno a pagamento, con un costo previsto tra 3 e 10 centesimi a pezzo. La conseguenza sarà un incremento del costo finale della spesa per i consumatori italiani, considerando che quasi ogni prodotto alimentare è imballato singolarmente. La distribuzione gratuita di qualsiasi tipo di sacchetto è vietata. Per garantire la trasparenza, le buste vendute dovranno riportare chiare indicazioni sulla loro commerciabilità. Vigorosi controlli, con sanzioni significative per i trasgressori, assicureranno il rispetto delle nuove regole. Nonostante rappresenti un passo avanti verso una politica di tutela ambientale, il provvedimento ha sollevato alcune critiche, in particolare per l’obbligo di pagare anche per i sacchetti degli alimenti, senza prevedere esplicitamente l’utilizzo di buste riutilizzabili da casa.
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