Una campagna di protesta, battezzata “Scemo chi si laurea”, ha coinvolto i laureati in Scienze della Formazione Primaria in tutta Italia a partire dal 13 ottobre. La protesta nasce dalla crescente difficoltà per questi laureati di trovare impiego nelle scuole, superati dai diplomati in possesso del vecchio diploma magistrale. Questo paradosso solleva interrogativi cruciali sul valore effettivo di una laurea in questo settore. Anni di studio, sacrifici e ambizioni si scontrano con la realtà di un mercato del lavoro che non offre le opportunità promesse. Si tratta, purtroppo, di una competizione spietata tra chi, pur possedendo titoli di studio diversi, ambisce allo stesso obiettivo. La laurea, un tempo garanzia di occupazione, sembra oggi servire soprattutto ad alimentare le casse delle università, offrendo scarsi sbocchi professionali concreti. La scelta universitaria, spesso effettuata a un’età molto giovane, può rivelarsi inopportuna, portando alla delusione di molti sogni e aspirazioni. Pur constatando un apparente calo del livello di preparazione delle nuove generazioni rispetto al passato, resta innegabile l’importanza della passione e dell’impegno degli insegnanti, veri artefici del futuro del paese e responsabili della formazione di uomini e donne consapevoli.
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