La genitorialità con un solo figlio: scelta consapevole o necessità imposta?

Sfatiamo i miti e affrontiamo le sfide educative legate alla crescita di un figlio unico. L’immagine del figlio unico viziato e insicuro è uno stereotipo diffuso, ma la realtà è più sfumata. Il rischio di eccessivo iper-attaccamento e conseguente insicurezza non dipende dalla mancanza di fratelli, bensì dalla qualità del rapporto con le figure genitoriali. La teoria dell’attaccamento di Bowlby evidenzia l’importanza di un legame affettuoso ma fermo, che equilibri le attenzioni con la definizione di limiti chiari e non negoziabili. Evitare di porre il bambino al centro di un mondo adulto iper-attento è fondamentale per una crescita equilibrata. Negli ultimi anni, la scelta di avere un solo figlio è diventata sempre più frequente, non solo per libera determinazione, ma anche a causa di diversi fattori sociali ed economici. L’evoluzione del ruolo paterno, con una maggiore partecipazione alla crescita dei figli, ha modificato il panorama familiare. Contemporaneamente, l’emancipazione femminile e l’ambizione professionale delle donne hanno portato a matrimoni più tardivi e, di conseguenza, a gravidanze spesso limitate ad un solo figlio, considerata l’età più avanzata delle madri.