Categories: Cultura & Spettacolo

Sant’Andrea di Nocera Inferiore: un’oasi di fede e solidarietà

La chiesa di Sant’Andrea, cuore pulsante della comunità nocerina, vanta una storia secolare profondamente intrecciata con la carità cristiana. Nel 1563, per volere del duca Alfonso Carrafa, i Cappuccini vi stabilirono il loro convento, arricchito da un’offerta finanziaria e dalla cessione del terreno per la costruzione del monastero e dei giardini, offerti dall’Università. La nuova chiesa fu dedicata all’apostolo Andrea. Come riportato da padre Emanuele da Napoli nel suo “Il convento di Sant’Andrea nelle vicende storiche nocerine”, la cappella, precedentemente esistente in una zona periferica e incolta, fu restaurata dal duca, che volle essere ivi sepolto, e inglobata nella nuova struttura, conosciuta ancora oggi come “cappellone”. Il suo sepolcro, inizialmente situato vicino all’ingresso, e vuoto delle spoglie mortali, fu realizzato dal duca stesso come monumento commemorativo e, nel 1912, traslocato all’ingresso della chiesa, a seguito di una ricollocazione voluta dalla vedova Giovanna Castriota nel 1581, un anno dopo la morte del marito. I frati Cappuccini, da sempre profondamente legati alla popolazione nocerina, si distinsero per la loro generosa attività religiosa e sociale, rispondendo ai bisogni materiali della comunità. Il convento, gravemente danneggiato da terremoti nel 1631, fu ricostruito grazie alla generosità dei cittadini, che raccolsero la somma necessaria. Nel 1641, i frati riuscirono a placare l’astio tra il duca Maria Domenico Carrafa e l’Università, derivante da controversie elettorali, mitigando la rabbia del duca, invitato dalle autorità a non interferire negli affari amministrativi cittadini. Durante la terribile pestilenza del 1656, i frati si distinsero per il loro eroismo, assistendo gli appestati con coraggio e compassione, offrendo conforto spirituale e materiale. Le leggi eversive del 1860 portarono alla soppressione del convento, trasformato in ricovero per anziani fino al 1897, quando Angelo Gambardella lo riscattò, restituendogli la funzione di luogo di culto e centro di formazione religiosa. Seppur il complesso conventuale abbia perso nel tempo la sua antica centralità monastica a causa dei mutamenti sociali, il ricordo dell’amore e della dedizione dei frati per “l’antica casa di preghiera” resta indelebile nel cuore dei nocerini.

Redazione

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