Un’ipotesi sulla vicenda della casa famiglia a Montevescovado

La complessa situazione riguardante il progetto di una struttura di assistenza a Montevescovado, vicino alla parrocchia di San Giuseppe, sembra ruotare attorno alla figura di Ciro Eboli. La sua guarigione da una grave malattia, attribuita da lui stesso a un intervento soprannaturale, coincide con il suo coinvolgimento nella vicenda. Il legame familiare di Eboli con don Alfonso Santoriello, zio della moglie, spiega la stretta relazione tra i due. Le indagini, che hanno portato all’arresto di Eboli per i suoi rapporti con l’ex boss Antonio Pignataro, insieme ad altri individui, hanno rivelato dettagli aggiuntivi. Sembra che l’idea di un centro di assistenza su quel terreno, precedentemente espropriato dal Comune ma poi ritornato al proprietario, fosse in cantiere da anni. Diverse raccolte fondi, tuttavia, non avevano raggiunto la somma necessaria per la realizzazione del progetto. La svolta si sarebbe verificata grazie all’intervento finanziario di Eboli, che, secondo alcune testimonianze, avrebbe potuto disporre dei fondi mancanti grazie ad attività da lui gestite. Affermazioni raccolte tra i cittadini di Nocera suggeriscono che, in assenza delle intercettazioni con Pignataro, la costruzione della casa famiglia sarebbe stata portata a termine. Rimangono, tuttavia, punti oscuri. La Magistratura dovrà chiarire se don Santoriello avesse il diritto di richiedere una variazione di destinazione d’uso per un terreno non di proprietà della parrocchia o della curia. Inoltre, perché non si è optato per una donazione diretta del terreno ad opera di Eboli, invece di una mediazione che ha coinvolto anche Carlo Bianco? Infine, perché il progetto, così a lungo in gestazione, non è stato presentato all’amministrazione comunale durante la fase di elaborazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale? Questi interrogativi attendono risposta.