Categories: Cultura & Spettacolo

Sorprendente Origine della Coppola: Un Viaggio Transatlantico

Questo copricapo, intimamente legato all’immagine della Sicilia, cela un’origine inaspettata. Sebbene profondamente radicato nella cultura isolana, così come in quella calabrese e sarda (dove è conosciuto come “bonnet”), le sue vere radici affondano nel Regno Unito. Il nome stesso, probabilmente derivato dall’inglese “cap” o dal latino “caput”, suggerisce una provenienza anglosassone. La sua storia inizia nel XVI secolo, durante il regno Tudor, quando un atto del Parlamento del 1571 impose ai maschi inglesi di età superiore ai sei anni, ad eccezione dell’aristocrazia, l’obbligo di indossare berretti di lana di produzione nazionale, per proteggere l’industria locale dall’importazione di tessuti stranieri. Tra il XIX e il XX secolo, nel Regno Unito e in Irlanda, il “flat cap”, un berretto piatto, divenne un capo d’abbigliamento popolare, indossato da tutte le classi sociali, trovando anche spazio in contesti sportivi come la caccia o la pesca, da qui il nome “golf cap”. Realizzato in tweed, velluto, cotone e altri tessuti, si adattava a diverse stagioni. L’avvento dell’automobile ne decretò il successo: la visiera proteggeva gli occhi dal sole e dalla pioggia, dando origine a nomi come “driving cap”, “driver’s cap” e “cabbie cap”. Altri termini si diffusero, come “baker boy cap”, “newsboy cap” o “Irish cap”, ognuno a indicare una diversa connotazione sociale. Intorno al XX secolo, il “flat cap” approdò negli Stati Uniti, conquistando ampia popolarità tra diverse fasce d’età e classi sociali, diventando un accessorio comune prima dell’avvento del berretto da baseball. La coppola moderna, quindi, ha origini anglosassoni, ma il concetto di “coppola”, come categoria di copricapi popolari, preesisteva nella cultura italiana. In Sicilia, ad esempio, si usavano berretti simili ai fez marocchini, ornati di pendenti neri, privi però di visiera. L’introduzione della coppola in Sicilia è attribuita alle famiglie inglesi benestanti che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si stabilirono sull’isola per investimenti, importando con sé le proprie tradizioni e abiti, tra cui il “flat cap”. Gli abitanti dell’isola ne adottarono lo stile, integrandolo nella propria cultura, tanto da renderlo un capo d’abbigliamento indossato anche in lutto. Sarti locali ne declinarono la produzione in una varietà di colori e tessuti, trasformando un semplice berretto inglese in un simbolo distintivo della cultura siciliana.

Redazione

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