La recente decisione del Congresso statunitense di revocare le normative sulla privacy online ha suscitato forti preoccupazioni. Con 215 voti favorevoli contro 205 contrari alla Camera, e un esito simile al Senato, la legge è stata approvata, consentendo ai provider di internet di vendere i dati degli utenti senza il loro consenso. Questa mossa, che rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto alle politiche dell’amministrazione Obama, elimina le protezioni per una vasta gamma di informazioni personali, inclusi dati di navigazione, preferenze e geolocalizzazione. In pratica, i provider potranno monitorare liberamente l’attività online degli utenti senza alcuna restrizione sulla privacy. L’abolizione di queste normative, che avrebbero dovuto entrare in vigore entro fine anno, lascia inoltre gli utenti maggiormente vulnerabili ad attacchi informatici e furti di identità. Jeffrey Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, ha dichiarato che questa decisione compromette la sicurezza online degli americani, esponendo i loro dati personali alla vendita al miglior offerente. Esperti temono che questa decisione possa aprire la strada ad una più ampia deregolamentazione di internet, persino all’abrogazione della “net neutrality”, eliminando la garanzia di accesso equo e non discriminatorio alla rete.
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