L’ex primo cittadino di Nocera Inferiore, Aldo Di Vito, figura tra i soci fondatori della Polisportiva Folgore, ha partecipato alla presentazione del volume “La Folgore” di Arturo Coscioni, una cronaca che intreccia ricordi, aneddoti e storia sportiva della società. Di Vito, in un intervento vibrante, ha descritto la Folgore non come un semplice club, ma come un’entità viva e pulsante: “Ho avuto l’onore di contribuire alla nascita di questa realtà, giocandovi fino al 1959, prima del salto in Serie A. Poi, gli studi universitari mi hanno portato altrove, ma la Folgore è parte integrante della mia vita; una creatura nata dalle nostre mani. Era la Polisportiva: praticavamo anche atletica leggera; personalmente, gareggiavo nei 100 e 1500 metri”.
Ricordi intensi hanno caratterizzato il suo intervento: “Un impegno morale e civile profondo. La Polisportiva, fondata da adolescenti, aveva una struttura organizzata, uno statuto che imponeva ai dirigenti di essere anche atleti. La sua forza è stata quella di adattarsi ai cambiamenti senza perdere la sua essenza”. Secondo Di Vito, il libro di Coscioni non è una semplice raccolta di eventi sportivi, ma un resoconto vivido degli avvenimenti che hanno plasmato la vita della società. “Non è un’agglomerato di ricordi nostalgici, bensì una rappresentazione fedele della realtà. La storia della Folgore non si limita a gesta eroiche, ma abbraccia l’intera gamma delle emozioni umane: la Folgore è un’entità viva, che respira, soffre, gioisce, si evolve, proprio come la Terra nel suo incessante ciclo vitale”.
La maglia viola è indissolubilmente legata a successi indimenticabili: “Una società nata nel 1950 da un gruppo di quindicenni, che nel 1959 raggiunge la Serie A di pallacanestro maschile e nel 1961 anche quella femminile. Se questo non è un miracolo, non ne conosco altri nella storia sportiva”. Di Vito ha poi confrontato le strutture sportive moderne con le condizioni di allora: “Non c’era nemmeno un campo da basket; ci allenavamo in Piazza Municipio. Oggi, ogni progetto considera le ‘risorse’. Noi ci allenavamo, tornavano a casa in bicicletta, senza neanche la possibilità di una doccia… questa è la storia di Nocera Inferiore. Non serve un campo, né istituzioni. Coscioni ci ricorda l’importanza dell’iniziativa individuale, e che non sempre il denaro è indispensabile, come mezzo o come obiettivo”.
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