Condividere aneddoti personali con gli amici al bar può avere conseguenze inaspettate. Mentre conversazioni su lavoro, hobby o sport sono lecite, rivelare dettagli privati della vita di coppia può comportare sanzioni legali. Un uomo ha ricevuto una condanna per diffamazione, articolo 595 del codice penale, dopo aver confidato a più persone una vicenda intima con la sua partner. La donna, ritenendo lesa la propria reputazione, ha avviato un’azione legale, ottenendo la condanna in primo grado. L’uomo, in appello presso la Corte di Cassazione, ha sostenuto l’incertezza sull’identità del narratore, additando il testimone come portatore di informazioni indirette, apprese dal barista. La sentenza n. 50058 del 2016 ha respinto il ricorso. La Corte Suprema ha considerato irrilevante l’assenza di conoscenza diretta del testimone con l’imputato, dato che la veridicità del racconto non è stata contestata. Inoltre, la coerenza tra la testimonianza principale e quella di un secondo testimone, che ha confermato di aver ascoltato lo stesso racconto direttamente dall’uomo, ha suffragato l’identificazione dell’imputato. Pertanto, la condanna è stata confermata, dimostrando che la spensierata condivisione di dettagli intimi può comportare serie conseguenze legali, fino a pene detentive o multe elevate.
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