Il Mito di Urano: Un Parallelo con la Politica Moderna

La storia si ripete: un’ondata di malcontento popolare, alimentata da disinformazione e rabbia cieca, ha portato alla caduta di un leader. Questo fenomeno, osservabile innumerevoli occasioni nel corso dei secoli (si pensi a Socrate, Cesare, Luigi XVI, Robespierre, e molti altri), dimostra una costante umana: la propensione a giudicare con il cuore, non con la mente. In passato, la reazione popolare era spesso violenta: esecuzioni, esili, e ogni sorta di punizione crudele. Oggigiorno, grazie alla democrazia, il processo è più “civile”: un semplice voto su un foglio. Ma la radice del problema rimane: l’eterno conflitto per il potere, simboleggiato dal mito di Urano, il padre detronizzato dai propri figli assetati di controllo e affetto materno, un complesso di Edipo come spiegato da Freud. Questa dinamica, oggi mascherata da “democrazia e libertà,” è palpabile nell’amarezza provata di fronte alle dimissioni di un giovane leader politico, costretto a mantenere la promessa di ritirarsi in caso di sconfitta elettorale. Un’eccezione rara nel panorama politico, dove la fedeltà alla parola data sembra una virtù in via d’estinzione. Molti potrebbero accusarlo di inettitudine, di aver trascorso il suo mandato in ozio e lusso, ma le critiche si moltiplicano a dismisura: doveva fare questo, doveva fare quello, doveva abolire il senato, ridurre il numero dei parlamentari, riformare il sistema regionale… un’infinità di “doveva” che mascherano la vera esigenza: la sua rimozione per far spazio ad altri. E ora? Dopo aver espresso la propria insoddisfazione, a chi affidare il potere? Si prospettano figure diverse, con esperienze e ideologie eterogenee, dalla figura quasi leggendaria di un ex-leader, a quella di una leader carismatica, da un esponente politico dai discorsi spesso controversi, a figure più tecniche e istituzionali. Potrebbe persino essere il turno del sistema giudiziario, ma riuscirà a governare con la stessa efficacia con cui giudica? La sensazione è che si ripeta un ciclo senza fine: più cambiamo, più le cose restano uguali. Aldo Di Vito [email protected]

Redazione

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