La rabbia di Scala contro Renzi: promesse sulla sanità e referendum costituzionale

Lettera aperta del segretario regionale di Sinistra Italiana, Tonino Scala, al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in cui si contesta l’utilizzo strumentale della promessa di pari accesso alle cure oncologiche nella campagna referendaria. Scala, scrivendo non solo come politico ma anche come cittadino colpito personalmente dalla malattia, esprime indignazione per l’affermazione di Renzi secondo cui una vittoria del Sì al referendum garantirebbe cure oncologiche omogenee su tutto il territorio nazionale. L’autore ribadisce la totale irrilevanza del quinto titolo della Costituzione rispetto alle criticità del sistema sanitario del Sud Italia, dove la prevenzione, la diagnosi e la terapia sono gravemente compromesse. Cita la carenza di risorse per la radioterapia, la mancanza di personale infermieristico presso l’Ospedale Pascale di Napoli, con licenziamenti di personale precario a favore di contratti interinali per contenere i costi. Si lamenta inoltre delle lunghissime liste d’attesa che costringono i pazienti a trasferirsi altrove per ricevere le cure necessarie. Scala sottolinea che la disparità di accesso alle cure non è dovuta a differenze legislative, ma a una distribuzione iniqua delle risorse, con il Sud Italia che riceve meno fondi pro capite, nonostante una popolazione più giovane. L’aggravarsi della situazione è causato da recenti decreti governativi che prevedono tagli di posti letto nelle regioni con un saldo negativo di mobilità sanitaria, incentivando ulteriormente la migrazione sanitaria. Scala sollecita Renzi ad agire immediatamente per ristabilire l’equità tra le regioni, senza strumentalizzare la sofferenza dei malati per scopi elettorali, e chiede interventi concreti per garantire pari opportunità di cura in tutto il paese. L’autore conclude affermando che l’attesa del 4 dicembre è inaccettabile per chi lotta contro il cancro. Segue una nota del direttore che condanna l’utilizzo strumentale della sofferenza umana in politica, giudicando la lettera di Scala, pur nella sua signorilità stilistica, inadeguata a descrivere la gravità della situazione.