La Corte di Cassazione ha confermato la possibilità di condannare per stalking un figlio che importuna ripetutamente i genitori per ottenere assistenza finanziaria. La sentenza, numero 29705 del 2016, si riferisce al caso di un individuo che, dopo un licenziamento, si era stabilito abusivamente nel vano scala della casa dei genitori, richiedendo insistentemente aiuto economico e alloggio. Il tribunale di primo grado aveva già riconosciuto il reato di stalking, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale, considerando le azioni del figlio come comportamenti vessatori e ripetuti. L’occupazione illegale del vano scala, secondo i giudici, rappresentava di per sé una minaccia, finalizzata all’ottenimento di denaro. Il ricorso in Cassazione, basato sulla tesi che le azioni dell’imputato non costituivano molestie reiterate ma un singolo episodio dettato dalla necessità, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito l’impossibilità di riesaminare i fatti già valutati dal giudice d’appello, confermando la condanna. Questa decisione rappresenta un monito per i numerosi giovani adulti italiani che ancora convivono con i genitori, sottolineando i limiti tra il bisogno di supporto e comportamenti penalmente perseguibili. Il fenomeno della prolungata dipendenza economica dai genitori, seppur comprensibile in alcuni casi, può assumere connotazioni illegali qualora si traduca in pressioni costanti e molestie.
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