L’entusiasmo per la festa patronale di San Prisco a Nocera sembra scemare, coinvolgendo solo una piccola parte della popolazione. A pochi giorni dalla celebrazione, emerge un quadro inaspettato: per molti cittadini, il 9 maggio è un giorno qualunque, un’occasione per riposare dal lavoro o dagli studi. L’eccezione sembra essere rappresentata dagli abitanti del quartiere Vescovado, dove sorge la cattedrale che custodisce le reliquie del santo. Un’analisi degli ultimi dieci anni evidenzia un progressivo declino della partecipazione, riducendosi, ormai, quasi esclusivamente ai residenti del Vescovado che assistono alla processione, alla messa e ad una breve commemorazione nel borgo. “Ricordo un tempo in cui l’intera città partecipava con fervore”, ricorda Teresa, 53 anni, “bambini e adulti si preparavano insieme, adornando balconi e strade con fiori e lenzuola bianche. Oggi, questa partecipazione è drasticamente diminuita, limitata quasi esclusivamente agli abitanti del Vescovado”, aggiunge. Rosa, 41 anni, mamma, la considera una giornata come un’altra, critica la scarsa organizzazione dell’evento, suggerendo di ripensare la sua struttura per renderla più attrattiva e inclusiva, magari coinvolgendo anche il centro cittadino con attività dedicate ai più piccoli. Carlo, 30 anni, libero professionista, evidenzia una scarsa conoscenza della figura del santo e delle tradizioni ad esso legate, spiegando la sua indifferenza alla celebrazione sia dal punto di vista religioso che ludico. Anna, 29 anni, ricorda invece un passato più ricco di concerti, spettacoli e giochi per tutte le età, a differenza delle attuali ed anonime serate musicali, dell’assenza di giostre e di un numero ridotto di bancarelle. Il futuro della festa di San Prisco a Nocera sembra dunque incerto, richiedendo una riflessione sulla sua organizzazione e promozione per riaccendere l’interesse e la partecipazione della comunità.
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