Officina Scuola è alle porte! Prima di iniziare, desidero presentarvi Luca Scalzullo, collega e partner di questi ultimi due anni presso la scuola “Solimena-De Lorenzo”. In due anni, Luca ha saputo animare l’ambiente scolastico, suscitando grande interesse tra gli addetti ai lavori. Luca, ci racconti qualcosa di te e del tuo lavoro? Parlare di sé è sempre arduo, si rischia l’autocelebrazione o un’eccessiva autocritica. Tuttavia, farò un tentativo. Sono un ingegnere chimico. Cosa fa un ingegnere chimico? Ottima domanda! Scherzi a parte, considero la mia professione l’erede diretta dell’antica alchimia, la capacità di trasformare la materia. Ho lavorato come ricercatore all’Università di Salerno e al City College di New York. Ho svolto attività di consulenza e libera professione prima di approdare all’insegnamento, non senza qualche dubbio iniziale. Sognavo di viaggiare, progettare impianti, produrre energia. Poi sono arrivato in una scuola media di Nocera Inferiore e ho scoperto che il mondo che volevo esplorare era negli occhi dei miei studenti (citazione rubata al mio amico Alfonso D’Ambrosio, chiedo scusa!), che l’energia che volevo generare risiedeva nella loro creatività, e che le città che sognavo di alimentare erano quelle costruite sulla loro curiosità. Ora mi dedico a loro, avvicinandoli alla scienza, condividendo le mie esperienze e insegnando loro non solo concetti teorici, ma un metodo, un approccio al “non noto” come una grande avventura conoscitiva. Il digitale a scuola implica riflessioni sulla didattica. Cosa ne pensi del connubio tra didattica e digitale? Credo che sia necessario parlare di didattica prima del digitale. Con due soli anni di esperienza, ho ancora uno sguardo fresco, quello di un neofita che nota l’anacronismo nelle nostre aule. La lezione frontale, la trasmissione passiva di nozioni obsolete… tutto ciò è un metodo superato, come i dinosauri. Mi viene in mente “Monsters & Co.”: i mostri alimentavano la città con le urla dei bambini, ma poi scoprirono che le risate producevano molta più energia. Ecco la chiave della rivoluzione: coinvolgere gli studenti, renderli protagonisti attivi dell’apprendimento, incoraggiando l’autonomia, permettendo loro di sbagliare e imparare senza timori. Se guardiamo negli occhi i nostri studenti, formeremo cittadini consapevoli, capaci di autonomia. Il digitale? Uno strumento straordinario, il loro linguaggio, parte della loro vita. Non va proibito, ma promosso. Non togliamo loro i cellulari, parliamo la loro lingua. Tuttavia, il rischio è di ridurre il digitale a un fine in sé. Se uno studente riesce a tenere una lezione di quaranta minuti partendo da un semplice disegno, allora il digitale non è essenziale. Resta uno strumento prezioso per accompagnare i ragazzi. Il ruolo dell’insegnante cambia: non più centrale, ma guida silenziosa che permette agli studenti di percorrere la propria strada verso la conoscenza. È faticoso, ogni studente è unico, ma vedere la propria conoscenza crescere grazie al feedback positivo è impagabile. Officina Scuola si tiene nel Sud Italia. Cosa può offrire il Sud in ambito educativo? Parlare di istruzione in termini di Nord e Sud è riduttivo. Tuttavia, spesso il Sud è penalizzato da un ritardo organizzativo e da una discriminazione culturale, nonostante le numerose eccellenze. Officina Scuola, con l’idea del professor D’Ambrosio, promuove collaborazione e condivisione, fondamentali per la crescita culturale. L’impatto sull’economia? Formando cittadini pensanti, capaci di innovazione, il Sud può fare enormi passi avanti. La scuola è un tempio della cultura, un punto di riferimento fisso. Cosa ne pensi? “Tempio” suggerisce immobilità e dogmatismo. Preferisco immaginare un giardino, dove insegnanti ed allievi si confrontano, osservano, sperimentano in un continuo scambio culturale. Deve rimanere un punto di riferimento? Sì, ma rivoluzionato. Allungare la durata scolastica, modificare gli spazi, riorganizzare i tempi… sono obiettivi ambiziosi. Continuerò a perseguire il mio metodo non convenzionale, sperando che diventi un modello da seguire.
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