Un giorno, mentre passeggiavo lungo Via del Corso, mi imbattei in una situazione che mi ricordò la celebre satira di Orazio, “Ibam forte via Sacra…”. Come il poeta latino, anche io fui avvicinato da un individuo insistente, che, invece di elogiare versi e poesia, iniziò a lamentarsi del Comune, della politica, del traffico e dei vigili urbani. Le sue critiche, contraddittorie e reiterate, sembravano un’infinita litania. Solo dopo un’estenuante dissertazione, scoprii il suo vero intento: chiedermi un favore, sfruttando una presunta influenza, simile a quella che Orazio doveva esercitare su Mecenate. A differenza del mite Orazio, io non possedevo la pazienza di ascoltare vaneggiamenti e richieste inaccettabili. A differenza del Mecenate di Orazio, il mio “mecenate” è tutt’altro che magnanimo, maneggiando denaro non suo. Infatti, diversamente dal poeta, io, di fronte all’insistenza e all’incredulità del mio interlocutore, optai per una soluzione meno diplomatica, interrompendo bruscamente la conversazione e mandandolo via. Da qui nascono le accuse di scontrosità, ma, a differenza delle intenzioni di Orazio, io non intendo fare da patrono a chi persegue scopi disonesti. La satira di Orazio, lungi dall’essere una semplice licenza di vilipendio, rappresenta una raffinata opera letteraria; la mia esperienza quotidiana dimostra che la perseveranza nella ricerca di favori personali rimane purtroppo un classico intramontabile. Aldo Di Vito [email protected]
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