Legislatura e autodifesa: un delicato equilibrio

La crescente ondata di criminalità in Italia, con l’aumento di furti e aggressioni, sta alimentando un acceso dibattito pubblico sulla legittima difesa. Il timore di divenire vittime, e l’esigenza di proteggere sé stessi e i propri cari, creano un conflitto tra l’istinto di autoconservazione e il rischio di conseguenze legali. La frustrazione è palpabile, soprattutto quando una reazione istintiva a un’intrusione domestica o ad un’aggressione può portare a processi giudiziari. La Commissione Giustizia sta esaminando una proposta di legge, presentata nel 2015, che mira a ridefinire i confini della legittima difesa. In particolare, si propone di ampliare la definizione di “pericolo attuale”, includendo anche la violazione di domicilio da parte di individui con chiari intenti illeciti (ad esempio, volto coperto o in possesso di strumenti di effrazione). Inoltre, si ipotizza che la reazione difensiva non sia soggetta al principio di proporzionalità tra attacco e difesa. Tuttavia, la magistratura si oppone a questa modifica, temendo un aumento della violenza privata e un’escalation incontrollata. L’opinione pubblica, nel frattempo, auspica soluzioni più efficaci e immediate alla radice del problema, come un potenziamento della sicurezza pubblica e un sistema giudiziario più efficiente e rapido. Il dibattito, dunque, si prospetta acceso sia nelle sedi istituzionali che nel dibattito pubblico.