L’effimera bellezza della giovinezza

L’effimera bellezza della giovinezza

La giovinezza: un periodo di vita tra l’adolescenza e la maturità, celebrato da poeti e filosofi come un’epoca di audacia e istinto, di bellezza e forza interiore. Lorenzo de’ Medici ne esalta la fugacità, mentre Dante ne descrive la ricchezza emotiva e la fiducia nel futuro. Douglas MacArthur la definisce la “vittoria del coraggio sulla timidezza”. Per i giovani, il mondo è un’infinita opportunità, un palcoscenico su cui mettere in scena i sogni, illuminati dalla luce scintillante delle speranze. L’amore sboccia, come descritto da Jacques Prévert, in un’esplosione di passione e di totale dedizione. Spinto da un’energia inesauribile, il giovane viaggia, affronta avventure, lasciandosi alle spalle la sicurezza del focolare domestico, nella consapevolezza di un legame familiare apparentemente eterno. Questa è un’età di assoluti: il mondo è diviso tra bianco e nero, le convinzioni sono indiscutibili. La gioventù si sente invincibile, pur commettendo errori, come osserva Giovanni Verga, che ricorda la loro memoria corta e la visione rivolta solo al futuro. Ma il tempo scorre inesorabile. La routine quotidiana trasforma gradualmente la realtà giovanile, conducendo verso la maturità. L’amore, la famiglia, la nascita dei figli: eventi che segnano profondi cambiamenti. Anche la percezione del rapporto con i genitori muta. L’apparente eternità del legame familiare si infrange, rivelando la fragilità della vita e la definitiva perdita di coloro che ci hanno dato la vita. Si avverte il rimpianto delle parole non dette, degli abbracci mancati. Allora emerge la necessità di trasmettere ai giovani l’importanza di coltivare i rapporti familiari, sottolineando che l’eternità dei genitori è una realtà simbolica, non fisica. Il ciclo vitale si ripete: i figli, diventati genitori a loro volta, conservano nella memoria il ricordo dei propri genitori, perpetuando così, attraverso le generazioni, l’ininterrotto flusso della vita umana.