La Corte Suprema di Cassazione ha stabilito che appropriarsi del telefono cellulare del proprio partner viola il diritto alla riservatezza, costituendo un reato penalmente perseguibile. Questa sentenza, la numero 11467 del 19 marzo scorso, respinge il ricorso di un uomo accusato di rapina per aver sottratto il dispositivo mobile all’ex fidanzata. L’intento dell’uomo era quello di mostrare al padre della ragazza i messaggi compromettenti scambiati con un altro uomo, al fine di dimostrare una infedeltà. La sentenza sottolinea come il diritto alla sfera privata e all’autodeterminazione, garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, includano la libertà di instaurare e concludere relazioni sentimentali. Pertanto, l’accesso non autorizzato al telefono, con lo scopo di reperire informazioni riservate, lede il diritto alla privacy e limita la libertà di autodeterminazione. La Corte ha chiarito che, ai fini del reato di rapina (art. 628 c.p.), è sufficiente la ricerca di un profitto ingiusto, anche di natura non patrimoniale, come nel caso specifico la lettura dei messaggi. Di conseguenza, l’utilizzo non autorizzato del cellulare del partner, in assenza di matrimonio o convivenza, espone a conseguenze legali imprevedibili.
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