La festa di Carnevale, un’occasione di allegria e scherzi per grandi e piccini, non esclude il rispetto delle norme giuridiche. Sebbene l’atmosfera sia permeata da un’apparente licenza di trasgressione, come suggerisce il detto “una volta all’anno è lecito impazzire”, la legge non sospende la sua applicazione. Molti si sono trovati coinvolti in procedimenti giudiziari, penali o civili, a causa di scherzi giudicati eccessivi. È dunque fondamentale conoscere i limiti da non oltrepassare. Gli scherzi telefonici, in particolare quelli notturni, costituiscono un’aggravante. Un esempio lampante è il caso di un giovane condannato per minacce dopo aver riproposto una frase da un film horror a un interlocutore (“Tra sette giorni morirai”). La Cassazione ha chiarito che la minaccia non necessita di intimidazione effettiva, ma solo della potenziale incidenza sulla libertà psichica della vittima (sentenza n. 47739/2008). Analogo discorso vale per gli SMS minacciosi (sentenza n. 45560/2012). Anche i gavettoni, potenzialmente pericolosi, come dimostrato da un caso di lesioni gravi riportate da un passante (sentenza n. 46992/2015), sono da evitare. I palpeggiamenti, infine, costituiscono reato di molestia, indipendentemente dalle intenzioni del responsabile. Mentre la depenalizzazione dell’ingiuria offre un po’ di respiro per gestacci e imprecazioni, resta la responsabilità civile. In definitiva, la spensieratezza carnevalesca deve coniugarsi con il buon senso, privilegiando coriandoli e stelle filanti. Lasciamo spazio alla trasgressione solo a tavola, con abbondanza di polpette e lasagne!
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