L’attuale volatilità dei mercati energetici, con le oscillazioni dei prezzi del petrolio, richiama alla mente un’analoga, seppur lontana nel tempo, crisi finanziaria: la “tulipomania” olandese del XVII secolo. Le cosiddette “bolle speculative”, infatti, non sono una novità dei nostri giorni. L’esempio più lampante è l’ascesa vertiginosa del valore dei bulbi di tulipano, culminata nell’asta di Alkmaar del 5 febbraio 1637. In quell’occasione, centinaia di lotti di bulbi furono venduti per la cifra astronomica di 90.000 fiorini (circa 5 milioni di euro attuali), con un prezzo medio per bulbo equivalente a oltre un anno e mezzo di salario per un muratore dell’epoca. A lungo si è ritenuto che il crollo fosse un fenomeno spontaneo, una semplice inversione di tendenza. Tuttavia, il professor Earl A. Thompson ha offerto una spiegazione più articolata. Secondo il suo studio, il decreto emanato dal Parlamento olandese, che modificò le modalità di gestione dei contratti sui tulipani, fu il fattore scatenante. Il 24 febbraio 1637, la Gilda dei fioristi, con la successiva ratifica del Parlamento, dichiarò che tutti i contratti “futures” stipulati tra il 30 novembre 1636 e la riapertura del mercato a pronti primaverile, avevano valore di opzione. Ciò significava che gli acquirenti non erano più obbligati all’acquisto, potendo pagare una penale del 3,5% per recedere. Questa modifica legale ebbe conseguenze enormi: prima dell’emanazione del decreto, l’obbligo d’acquisto rappresentava un rischio significativo; dopo, invece, la speculazione esplose, poiché il rischio si ridusse drasticamente, incentivando gli acquisti. Quando la riforma entrò in vigore, le autorità si resero conto dell’errore, ma era troppo tardi. Nessuno onorò i contratti quando il valore dei tulipani iniziò a calare. Thompson conclude che il tracollo fu una risposta razionale al cambiamento degli obblighi contrattuali. Il sito “Traderpedia” sottolinea come la “tulipomania” sia un paradigma ricorrente in ogni mercato caratterizzato da un’impennata repentina dei prezzi. Molti acquirenti, attratti dai facili guadagni, si convinsero della durata infinita del trend rialzista, sottovalutando l’inevitabile ciclo di crescita e decrescita dei mercati. Questo errore si ripete nel tempo, coinvolgendo altri strumenti finanziari, con investitori che scommettono su rendimenti illimitati, ignorando il rischio di crolli. La lezione della “tulipomania”, a quanto pare, non è stata ben assimilata, come dimostra la ripetizione ciclica delle bolle speculative.
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