La Memoria collettiva: un monito per il futuro

Il 27 gennaio, ricorrenza internazionale della Giornata della Memoria, commemora le vittime dell’Olocausto. Dal 1964, l’Istituto Campano per la Storia della Resistenza si impegna a mantenere viva la memoria, fungendo da punto di riferimento per la collettività campana e del Mezzogiorno, promuovendo i valori antifascisti, la Resistenza e la lotta di Liberazione, gli ideali repubblicani e costituzionali. Anche quest’anno, l’Istituto ha organizzato numerose iniziative nelle scuole, università, biblioteche e musei (il programma completo è disponibile online). L’istituzione di questa giornata internazionale, nel 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, commemora la liberazione del campo di Auschwitz ad opera dell’Armata Rossa il 27 gennaio 1945. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l’orrore del genocidio nazista, che colpì ebrei e altre categorie di persone considerate “indesiderabili” (omosessuali, disabili, Rom, ecc.). L’Olocausto, la sistematica eliminazione di un gruppo etnico, razziale o religioso tramite lo sterminio e la distruzione della sua cultura, causò circa 15 milioni di morti. Dal 1945, l’impegno è stato quello di ricordare, educare e diffondere la conoscenza di questo tragico capitolo della storia, auspicando che ideologie discriminatorie e razziste siano definitivamente sconfitte. La Costituzione Italiana, redatta nel dopoguerra, sancisce il reato di apologia del fascismo, punendo le associazioni che perseguono scopi antidemocratici, esaltando la violenza come metodo politico, o che ledono le libertà costituzionali, denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o promuovendo la propaganda razzista. Considerando l’ascesa di nuove forze politiche di estrema destra, la diffusione di ideologie discriminatorie e le quotidiane ingiustizie subite da molti, è fondamentale una riflessione profonda. Continueremo a ignorare le sofferenze altrui, a rimandare l’intervento? O affronteremo la realtà, comprendendo le necessità degli altri e ascoltando le loro richieste? Queste persone, infatti, aspirano semplicemente a una vita dignitosa, godendo degli stessi diritti fondamentali di cui godiamo noi. E’ tempo di chiederci perché ciò non sia ancora possibile.