La Cassazione e il Delimitare del Reato di Rissa tra Giovani

L’escalation di comportamenti aggressivi, specialmente tra i giovani, desta crescente preoccupazione nelle istituzioni e nell’opinione pubblica. Questo fenomeno, purtroppo non circoscritto alle fasce giovanili, si riscontra anche negli adulti, con esempi negativi provenienti da diversi ambiti, dalla televisione che spesso enfatizza la violenza verbale alla politica, dove anche i rappresentanti eletti non sono immuni da scontri e insulti. La distinzione tra un semplice alterco e una rissa, reato previsto dal codice penale, risulta spesso sfumata. L’articolo 588 del codice penale sanziona la partecipazione a una rissa con una multa fino a 309 euro, ma la giurisprudenza ha affinato l’interpretazione di tale norma. La Suprema Corte ha stabilito che la condotta illecita si configura quando è presente una contesa violenta tra gruppi contrapposti, animati dalla reciproca volontà di ledere l’incolumità fisica altrui (Cassazione, sentenza 24630 del 15 maggio 2012). Un punto di dibattito è il numero minimo di partecipanti: la Cassazione ha chiarito che è sufficiente la presenza di almeno tre persone, anche se una delle fazioni è composta da un singolo individuo. Diverse sentenze della Corte Suprema, come quella del maggio 2015 (sentenza 19055), hanno ribadito questi principi. In un caso specifico, il ricorso di un giovane condannato per rissa è stato respinto. La sua aggressione, scatenata dalla scomparsa del suo casco, si è trasformata in uno scontro con un gruppo di ragazzi, inizialmente a due, che si è poi allargato con l’arrivo di altri. La sentenza ha confermato che l’illecito sussiste anche quando la colluttazione avviene in fasi distinte, senza soluzione di continuità, costituendo un’unica sequenza di eventi. La frequenza di tali episodi genera allarme sociale: le cause spesso sono banali, ma le conseguenze imprevedibili, variabili da una semplice sanzione pecuniaria a pene detentive, in presenza di lesioni o omicidio. Se la violenza giovanile è un problema rilevante, non va tuttavia considerato isolatamente, in quanto l’aumento di aggressività e prepotenza è una piaga sociale che richiede interventi a livello locale volti a promuovere una cultura del rispetto reciproco.