Un thriller di immigrazione premiato a Cannes: “Dheepan”

Il film di Jacques Audiard, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane. Un racconto potente sull’integrazione, o meglio, sulla difficile, spesso violenta, realtà dell’inserimento nella periferia parigina. Protagonista è Dheepan, un ex combattente srilankese in fuga dalla guerra civile, che cerca asilo in Francia. Per sopravvivere, costruisce una famiglia fittizia, unendo le sue sorti a quelle di una giovane donna e una bambina, sconosciute fino a quel momento. La convivenza si rivela subito problematica, e la violenza della banlieu si dimostra quasi più pericolosa della guerra lasciata alle spalle. Audiard, con la sua inconfondibile cifra stilistica, afferma la capacità del cinema di offrire prospettive inedite sulla realtà. “Dheepan” ci offre proprio questo: lo sguardo sulla Francia dal punto di vista di tre immigrati alle prese con la lotta per la sopravvivenza e un’integrazione difficile, persino impossibile. Il regista evita il rischio del melodramma edificante, optando per un thriller teso, dai ritmi serrati e colpi di scena improvvisi. La suspense, costruita con pazienza e metodo, tiene lo spettatore con il fiato sospeso, coinvolgendolo in una storia che alterna dramma familiare – nonostante la natura fittizia della famiglia – a momenti di pura azione. La scelta di mantenere la lingua originale per i dialoghi domestici (con sottotitoli), contribuisce a rendere l’ambientazione estremamente realistica e credibile. Il risultato è un ritratto penetrante della Francia contemporanea, con le sue contraddizioni. Attraverso gli occhi di Dheepan, osserviamo il crollo del suo equilibrio mentale, culminante in un finale crudo e violento. La periferia, lungi dall’essere un rifugio, si rivela un terreno fertile di tensioni, trasformando la storia di sopravvivenza in un racconto di violenza, di un’arte provocatoria e destabilizzante. Audiard riesce nell’impresa di raccontare la realtà elevandola a epica, senza per questo snaturare la sua crudezza. Un’opera cinematografica di grande impatto, che non lascia indifferenti.