Dopo un’esitazione iniziale, i pantaloni-culotte, timidamente presentati l’anno scorso, hanno conquistato un posto di rilievo nel guardaroba femminile durante la scorsa stagione estiva, divenendo un must-have irrinunciabile. Ricordo con chiarezza questo capo, un ricordo d’infanzia legato all’amore di mia madre per questo indumento, di cui possedevo diverse varianti. Da bambina, in contrasto col mio aspetto da bambola di porcellana, li trovavo goffi e inadeguati al mio stile, preferendo tute e completi più semplici. Oggi, con un po’ di distanza, apprezzo il gusto raffinato di mia madre, fondamentale per la mia formazione estetica. Questi pantaloni ampi, che arrivano alla caviglia o sotto il ginocchio, aderenti in vita e comodi altrove, non sono così facili da indossare, ma la mia esperienza ventennale può essere di aiuto. Se non si ha una figura filiforme, è consigliabile abbinarli sempre a scarpe con tacco alto e sottile (décolleté o ankle boots), scegliendo modelli a tinta unita e, soprattutto, evitando le calze. La loro versatilità li rende adatti ad ogni occasione. Per la scuola o l’università, uno stile urban chic è perfetto: pantaloni basic, colori neutri (nero, blu, grigio, marrone), maglietta aderente, giacca corta o giubbotto di pelle, e stringate maschili con un piccolo plateau. Per l’ufficio, una camicia bianca con fiocco o colletto particolare, pantaloni a vita alta con cintura e tacco medio. Nel tempo libero, si possono osare accostamenti di colori a contrasto (es. pantaloni prugna e maglia beige), con accessori coordinati e stivaletti comodi. Le serate eleganti richiedono tacchi alti (12 cm!), camicie dal taglio maschile, maglie in pizzo o seta, e gioielli importanti. Maxi bag di giorno, pochette di sera. Eventi speciali come aperitivi permettono di giocare con fantasie audaci e contrastanti: un maglione colorato, pantaloni ampi e fantasiosi, e décolleté vintage. Da goffe bambine a donne raffinate e bohémien! Io corro ad acquistarli, rimpiangendo solo di non aver apprezzato abbastanza le gonne-pantalone che mia madre, Nunzia, continuava a comprarmi nell’infanzia. Alla prossima! Maria Pepe
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