La legge regionale sull’acqua: un passo indietro per la ripubblicizzazione

La recente approvazione della legge regionale 411 (9 settembre) ha suscitato forti preoccupazioni tra i sindaci campani, riunitisi a Casalnuovo per discutere delle sue implicazioni. L’assessore Saverio D’Alessio di Nocera Inferiore, presente all’incontro, ha espresso delusione per il contenuto della norma, giudicandola un passo indietro rispetto all’obiettivo della ripubblicizzazione dell’acqua e del rispetto del referendum popolare del 2011. La nuova legislazione istituisce un unico ente regionale di gestione, affiancato da cinque distretti con poteri limitati. Questo organismo, governato da un consiglio di quindici membri (cinque per distretto e dieci rappresentanti comunali, con un criterio di rappresentanza legato alla popolazione), è guidato da un direttore generale scelto in accordo con la Regione. Tale struttura centralizzata, secondo D’Alessio, marginalizza il ruolo dei comuni, limitando drasticamente la loro influenza su gestione, manutenzione e tariffe del servizio idrico, di fatto eludendo le richieste di partecipazione attiva espresse dai cittadini nel referendum. Per quanto concerne le pendenze finanziarie pregresse, si è giunti ad un accordo sulla rateizzazione dei debiti dal 2015 al 2018 (10% nel 2015 e 30% annuo negli anni successivi), una soluzione giudicata insoddisfacente dai sindaci, che auspicavano la cancellazione totale dei debiti. D’Alessio ha ribadito la necessità di proseguire la lotta per una reale ripubblicizzazione del servizio idrico e per una maggiore partecipazione degli enti locali nelle decisioni che riguardano la gestione dell’acqua pubblica.