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La tragica scomparsa di Sansone, un gigante buono

Due anni fa, a Nocera Superiore, un alano nero di nome Sansone fu ritrovato in condizioni critiche. Grazie alle cure amorevoli di un volontario presso un rifugio per animali, il cane si riprese completamente, diventando la mascotte amata da tutti. Purtroppo, la sua vita è stata interrotta prematuramente da una malattia trasmessa da zecche: l’ehrlichiosi. La sua dipartita ha lasciato un profondo vuoto nel cuore di molti, dai volontari del rifugio che lo avevano accolto e curato, alle numerose persone che erano rimaste colpite dalla sua storia. Sansone, nonostante la sua razza notoriamente delicata, aveva dimostrato una straordinaria dolcezza e un animo giocoso, nonostante le sofferenze patite. Il suo aspetto imponente, con i suoi occhi languidi e un’altezza vicina al metro, celava un gigante buono, sempre pronto ad un gioco o a coccole. La sua storia, però, inizia con un atto di crudeltà: a soli quindici mesi, fu abbandonato in una discarica periferica, lasciato senza cibo né acqua per quasi due mesi, esposto alle intemperie invernali da un proprietario spietato. Il 21 dicembre 2013, ridotto a pelle e ossa, fu finalmente trovato. I volontari lo soccorsero immediatamente, e sebbene gli esami non evidenziassero gravi patologie, le conseguenze della sua terribile esperienza erano palesi. Francesco Solimando, in particolare, gli fu accanto con amore e dedizione, trascorrendo le feste natalizie al rifugio per assisterlo nelle cure. Grazie a queste cure amorevoli, Sansone si riprese, riacquistando peso e vigore, nonostante le zampe posteriori portassero i segni indelebili del suo passato. Dopo circa due anni, una famiglia aveva espresso il desiderio di adottarlo, ma la malattia lo ha preceduto, impedendogli di godere della tanto agognata vita familiare. Una fine simile a quella di Dalila, un’altra alana trovata in condizioni analoghe, che ora vive felice con la sua nuova famiglia. Molti credono che Sansone abbia scelto di rimanere al fianco di Francesco, il suo salvatore, fino all’ultimo respiro, trovando infine la pace e la libertà, correndo tra le nuvole insieme agli altri animali che, come lui, avevano sognato amore e una famiglia, dopo aver sperimentato la crudeltà umana.

Redazione

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