Annamaria Norvetto ha risposto alle critiche mosse a Stefano Feltri, vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano”, in seguito a un articolo che promuoveva una visione pragmatica dell’istruzione superiore. Feltri, in un’ulteriore replica, ha sottolineato gli errori interpretativi delle sue affermazioni, evidenziando la necessità di un approccio basato sui dati, piuttosto che su principi ideologici. L’articolo in questione sosteneva che, pur essendo legittimo studiare materie umanistiche come la filologia romanza o il teatro, è importante considerare le implicazioni occupazionali di tali scelte. Feltri affermava la necessità di una riflessione sulle politiche pubbliche che finanziano corsi di studio con elevati tassi di disoccupazione tra i laureati. Tuttavia, questa prospettiva è stata accusata di sminuire l’importanza intrinseca di discipline come la filologia romanza, che costituisce uno strumento fondamentale per comprendere le basi della lingua italiana e, di conseguenza, i meccanismi comunicativi della società. Analogamente, il teatro, con una storia millenaria che affonda le radici nell’antica Grecia e Roma, rappresenta una forma artistica di fondamentale importanza per l’uomo, ben lungi dall’essere un mero “vezzo intellettuale”. La critica a Feltri evidenzia dunque la riduzione della vita a un mero calcolo economico, in cui la felicità personale viene sacrificata sull’altare della produttività. La centralità dell’amore per la propria professione, e il rifiuto di una visione meramente utilitaristica della vita, restano elementi essenziali dell’esperienza umana.
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