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La Devalutazione dello Yuan: Impatto sull’Economia Europea?

La recente deprezzamento dello yuan cinese, superiore al 4% rispetto al dollaro USA, segna un cambio di rotta nella strategia economica di Pechino. Precedentemente, le autorità cinesi avevano sottolineato l’importanza di stimolare la domanda interna per compensare il calo delle esportazioni, grazie anche alla crescita del reddito medio. Tuttavia, questa improvvisa svalutazione indica un ritorno alla priorità della crescita delle vendite estere. Il tasso di cambio si è modificato da 6,20 a 6,45 yuan per dollaro, provocando sorpresa e incertezza nei mercati finanziari globali. L’attenzione era precedentemente focalizzata sugli interventi della Federal Reserve (FED) americana, con la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse, e sul programma di quantitative easing della Banca Centrale Europea (BCE), che prevede l’acquisto di titoli di Stato europei per 60 miliardi di euro mensili, aumentando la liquidità globale, una parte della quale fluisce verso Wall Street. Questa situazione genera dubbi sulla correttezza dei tassi di interesse attuali, che potrebbero non riflettere le reali dinamiche di mercato. Le attuali dinamiche geoeconomiche, infatti, sembrano basarsi sulla manipolazione dei tassi di cambio e dei tassi d’interesse delle principali valute. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno aumentato massicciamente la propria base monetaria negli ultimi 15 anni, generando un’eccedenza di dollari che la Cina, tra gli altri, è meno incline ad assorbire. Questa situazione sta causando forti turbolenze nei mercati finanziari e delle materie prime. La decisione del presidente Nixon del 15 agosto 1971 di interrompere la convertibilità del dollaro in oro, segnando la fine del sistema di Bretton Woods e del Gold Exchange Standard, rappresenta un precedente rilevante. Il sistema di Bretton Woods, istituito nel 1944, fissava il prezzo dell’oro a 35 dollari l’oncia e imponeva ai Paesi partecipanti di depositare oro e valuta nazionale presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Nel 1973, dopo la fine della convertibilità in oro del dollaro, i governi europei si accordarono con gli Stati Uniti per l’abolizione del mercato istituzionale dell’oro, eliminando di fatto la parità tra dollaro e monete europee. L’attuale situazione potrebbe portare alla creazione di un nuovo accordo internazionale, paragonabile a Bretton Woods, che includa Cina, Russia, India e Brasile, ridefinendo il sistema monetario globale e sostituendo il dollaro come valuta di riferimento con lo yuan. L’euro, nonostante le sue contraddizioni, rappresenta un esempio di sistema monetario alternativo di successo. Il futuro sistema monetario globale dovrebbe considerare parametri come l’oro, il petrolio, il gas, il commercio internazionale e il PIL dei Paesi partecipanti, per stabilire un tasso di cambio più equilibrato tra le diverse valute. È fondamentale che un tale accordo sia frutto di una collaborazione globale per garantire una stabilità economica duratura.

Redazione

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