Un geologo di Acciaroli, Giulio Caso, ha ideato un nuovo tipo di pinna grazie a un problema al menisco che gli impediva di utilizzare le pinne tradizionali. La difficoltà di praticare immersioni subacquee, a causa del dolore al ginocchio, lo ha spinto a una soluzione ingegnosa. Inizialmente, sul punto di scartare le sue vecchie attrezzature, Caso ha trovato ispirazione in una battuta di Massimo Troisi, riflettendo su un compromesso tra sforzo e comfort. Riducendo la superficie di spinta delle pinne, mantenendo però la capacità direzionale e di galleggiamento, ha creato un nuovo modello. Con pochi e semplici strumenti, ha realizzato due pinne dalla forma originale e leggera, testandole con successo sia in superficie che sott’acqua. L’utilizzo delle nuove pinne non ha solo risolto il suo problema, ma ha anche contribuito al miglioramento del suo ginocchio, permettendogli di riprendere le passeggiate mattutine. Sebbene ulteriori studi in ambito fisioterapico siano auspicabili, i risultati sono finora molto positivi. L’aspetto estetico delle pinne è accattivante e l’invenzione apre prospettive interessanti, ad esempio la possibilità di integrare le alette retrattili in calzature da spiaggia. Si tratta, dunque, di un’invenzione potenzialmente rivoluzionaria per gli amanti del nuoto e delle immersioni.
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