La professoressa Carla D’Alessandro rievoca la sua spensierata infanzia nel quartiere Lupino Secco di Nocera, a metà del secolo scorso. In una serena serata primaverile, i ricordi dell’epoca riaffiorano vividi. La sua casa, modesta ma accogliente, ospitava mobili d’epoca e un inquietante leone liberty che, illuminato da una piccola lampada davanti a un quadro della Madonna delle Lacrime di Siracusa, le faceva paura da bambina. I fratelli, con i loro pantaloncini di lana, e lei, sempre abbigliata con graziosi abitini confezionati dalla madre con una vecchia macchina da cucire Singer, oggi un cimelio. Dalla veranda, vedeva le identiche palazzine INA-Casa, e la strada acciottolata, spesso allagata d’inverno. Le estati erano segnate dalle vacanze a Salerno, con il mare stupendo e la spiaggia incontaminata, raggiungendo il padre, impiegato in una fabbrica di conserve, solo nel fine settimana. Ricorda il padre, alto, elegante, autorevole; e la madre, minuta, bellissima, dolce ma decisa. Un costume di lana rossa, regalo di una zia napoletana, le procurava un fastidio insopportabile, ma in quei tempi si sprecava poco. Questi ricordi improvvisi l’hanno spinta a scrivere, a condividere quei momenti essenziali, lontani dal consumismo sfrenato attuale. L’educazione alla gratitudine e la frugalità erano elementi fondamentali. Il padre, ancora oggi, le ricorda di non sprecare il cibo, a causa delle difficoltà patite durante la guerra. Pupetta, la sua prima bambola in cartapesta, è un prezioso ricordo, custodita con cura. Pupetta, con i suoi occhi celesti, è l’unica che la chiama “mamma”. Si sente una madre degli anni ’40, che ha vissuto gli anni ’50, e guarda al futuro con incertezza. Il passato rimane una certezza, mentre il futuro è un mistero da scoprire. Stasera, però, chiude gli occhi e respira il profumo di quell’infanzia, con la mamma che le cuciva abiti eleganti e il padre che, con la bicicletta, la andava a prendere all’asilo delle suore. Sentimenti di amore e gratitudine verso i genitori, nonostante l’età e gli acciacchi, la pervadono e chiudono gli occhi su un tenero abbraccio mentale.
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