Scegliere il veganesimo: un ritorno alle origini e un impegno etico

Contrariamente a luoghi comuni radicati, seguire un’alimentazione non onnivora non implica necessariamente costi maggiori. Molti dietologi, ancorati a visioni tradizionali, condannavano questa scelta alimentare, etichettandola come errata, una tendenza passeggera, un capriccio di nicchia o addirittura un’ideologia estremista. Tuttavia, la realtà dimostra un quadro diverso. Le aziende agroalimentari, storicamente focalizzate su produzioni onnivore, riscontrano un calo significativo delle vendite, spingendole a proporre, strategicamente, alternative vegane ed ecosostenibili. In città grandi e piccole, la diffusione di locali, negozi e farmacie che offrono prodotti vegani e vegetariani cresce in modo esponenziale, superando i confini di una semplice moda e rivolgendosi a un pubblico sempre più ampio. I media, nel loro tentativo di equilibrare informazione e disinformazione, spesso diffondono narrazioni semplicistiche e pregiudizi consolidati, pur mostrando, in parallelo, una crescente consapevolezza del cambiamento in atto nella nutrizione. Questo cambiamento è strettamente legato alla crisi economica globale, poiché informarsi a fondo sulle diverse opzioni alimentari richiede tempo e impegno, spesso scoraggiando chi preferisce rimanere ancorato alle proprie abitudini. La resistenza al cambiamento si manifesta attraverso un’incessante difesa dello status quo, con argomentazioni rassicuranti che stigmatizzano le scelte alimentari alternative. In realtà, il veganesimo, e in parte il vegetarianesimo, rappresentano un ritorno a pratiche antiche. Ripropongono le virtù alimentari delle popolazioni tradizionali e, prima ancora, le abitudini dell’homo sapiens, che si nutriva di vegetali e frutta, con una dentatura meno sviluppata per la carne. La necessità di difendersi dagli animali carnivori ha portato all’uso di strumenti per la caccia. Il veganesimo, più che una semplice dieta, rappresenta una presa di posizione etica a favore del benessere animale, rifiutando lo sfruttamento degli animali in ambito alimentare, tessile, cosmetico e di intrattenimento. Queste pratiche, seppur radicate nella storia, sono oggi considerate obsolete, frutto di una sottomissione degli animali finalizzata al profitto. Il veganesimo promuove una visione antropocentrica, che colloca l’essere umano come parte integrante di un ecosistema da preservare. In un’epoca di crescente consapevolezza biocentrica e antispecista, rifiutare questa prospettiva è una scelta legittima, ma non inficia la validità del movimento vegano. Il rifiuto del cambiamento spesso nasconde un attaccamento a consuetudini obsolete, alimentato dalla paura del nuovo e da una mancanza di autocritica. Pensare in modo globale, adottare una prospettiva ecologica, non significa sentirsi superiori, ma piuttosto riconoscere la responsabilità umana nei confronti del pianeta.