Il Voto di Protesta: Sovranità Popolare vs. Potere Giudiziario

Il Voto di Protesta: Sovranità Popolare vs. Potere Giudiziario

La scelta tra i candidati alla presidenza della Regione – sia essi Caldoro, De Luca, o altri – appare irrilevante. La politica regionale sembra inefficace e costosa, una struttura persino da abolire prima delle Province. Nonostante ciò, la mia preferenza va a Gambino e De Luca, una scelta dettata da una profonda preoccupazione per l’eccessivo potere giudiziario. Non si tratta di mancanza di rispetto per la legge, anzi, il mio voto nasce proprio dal desiderio di difendere la sovranità popolare, principio cardine sancito dall’articolo 1 della Costituzione. Come può una sentenza, emessa da un potere (la magistratura) in base a una legge (la Severino), entrambi soggetti alla Costituzione, prevalere sulla volontà popolare espressa democraticamente attraverso il voto? La sovranità popolare implica il diritto di scegliere i propri rappresentanti, anche se questi abbiano subito condanne, soprattutto se non definitive. La colpevolezza o l’innocenza del candidato è irrilevante: se il popolo è sovrano, può decidere chi lo governa. Una sentenza in contrasto con la volontà popolare dovrebbe essere automaticamente nulla, o limitarsi agli effetti penali, senza interferire con la scelta politica del popolo sovrano. Non si tratta di criticare la magistratura, che svolge il suo dovere, ma di evidenziare l’incompatibilità tra un sistema giudiziario che prevale sulla volontà popolare e una repubblica democratica. Una legge, creata dai rappresentanti del popolo, non può contrastare la volontà di quel popolo. Il mio voto, quindi, non è un sostegno incondizionato a Gambino o De Luca (tra i quali non vedo differenze significative), ma un atto di protesta contro un sistema in cui un avviso di garanzia o una sentenza possono sopraffare la scelta democratica. Voglio una Repubblica democratica, non giudiziaria. Aldo Di Vito [email protected]