Ricordando Giuseppe “Joe” Marrazzo: Un omaggio a un giornalista coraggioso di Nocera

Trent’anni dopo la scomparsa di Giuseppe – Joe – Marrazzo, amici, colleghi e familiari si sono riuniti a Palazzo di Città per un commosso omaggio alla sua straordinaria personalità e alle sue indiscusse capacità professionali. “Joe Marrazzo è stato un grande giornalista, ma soprattutto un uomo eccezionale, per il quale il giornalismo era una missione”, ha affermato Salvatore Campitiello, ricordando l’incontro intitolato “Semplicemente Joe… Nocera nel cuore”. La commemorazione non è stata un semplice evento formale, ma un’occasione per celebrare il coraggio, la passione e l’umanità di un amico e collega che ha lasciato un’impronta indelebile. Frammenti di un documentario sulla vita di Marrazzo sono stati presentati, contestualizzati dai contributi di coloro che lo hanno conosciuto, sotto la guida della giornalista Annamaria Barbato Ricci. Il sindaco Manlio Torquato ha aperto i lavori, sottolineando con orgoglio il contributo culturale di Nocera Inferiore, città natale di personaggi illustri come Marrazzo, Domenico Rea e Lello Pucci, definendo Joe un uomo del popolo che ha affrontato con determinazione sfide ardue. Anche il vicesindaco Maria Laura Vigliar, promotrice dell’iniziativa, ha rimarcato l’importanza di preservare e tramandare il ricordo del giornalista Rai originario del rione Casale del Pozzo. Ogni relatore, utilizzando un approccio personale, ha condiviso aneddoti e ricordi, mettendo in luce l’amore di Marrazzo per il giornalismo e il suo metodo di lavoro. Tra i partecipanti, i giornalisti Roberto Marino e Vito Faenza. Leonida Primicerio, sostituto procuratore antimafia, ha definito Marrazzo un “rivoluzionario”, un “pilastro della nostra memoria” e un pioniere dell’inchiesta giornalistica. Vito Faenza, giornalista, scrittore ed ex corrispondente de L’Unità, ha intrattenuto i presenti con divertenti episodi che illustrano la tenacia di Marrazzo nel dare per primo le notizie, spesso anticipando i colleghi. Ha raccontato un aneddoto significativo: “Ricordo una bambina salva dalle macerie del terremoto del 1980 grazie alla protezione di alcuni libri, tra cui ‘Cristo si è fermato ad Eboli’. Inizialmente pensammo di non menzionare l’episodio per la sua apparente incongruenza, ma poi, a casa, vidi Joe raccontare la storia in televisione”. Faenza ha inoltre ricordato gli insegnamenti di Marrazzo: “Joe mi ha insegnato il mestiere del cronista e l’importanza di non temere domande scomode”. Roberto Marino ha invece celebrato la profonda umanità di Joe, il rispetto per i colleghi e il suo ruolo fondamentale nel far conoscere la realtà mafiosa, allora poco nota nell’Italia degli anni ’70. “Joe è stato un grande testimone – ha affermato Marino – ha denunciato per primo il legame tra mafia e politica, contribuendo a svelare le nefandezze di questo fenomeno”. Isaia Sales, docente di Storia delle Mafie all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha sottolineato come la conoscenza del territorio dell’Agro nocerino sarnese abbia permesso a Marrazzo di affrontare il fenomeno camorristico con efficacia, paragonando la sua capacità di comprensione della mentalità camorristica a quella di Borsellino e Falcone con la mafia. Anche Salvatore Campitiello, consigliere nazionale dell’ordine dei giornalisti, ha ricordato l’inviato di Rai 2: “Per noi, Joe è stato un gigante del giornalismo. Sapeva raccontare la verità e, soprattutto, verificava sempre le fonti”. Presenti anche i figli di Marrazzo, Piero e Giampiero. Per Giampiero, giornalista e direttore di Futuro Quotidiano, il padre è e rimane un esempio. Nonostante la conoscenza del padre sia filtrata attraverso le inchieste e i documentari, a causa della prematura scomparsa, egli vede il suo lavoro non come una competizione, ma come una continuazione del percorso paterno. “Oggi nel giornalismo si cerca la notorietà immediata – ha affermato Giampiero – ma è necessario umanizzare le interviste, tornare a un giornalismo basato sulle domande e non sugli artifici”. Piero, anch’egli giornalista Rai con esperienze politiche che gli hanno consentito di seguire da vicino il padre, ha ricordato l’attaccamento di Joe alle sue radici nocerine, e il suo affetto per la città e la squadra di calcio locale. Piero ha anche suggerito che Nocera potrebbe ambire a un ruolo significativo nella memoria nazionale, data la presenza di figure di spicco originate da questa città. L’evento, nonostante il vasto pubblico, ha registrato l’assenza dei giovani. Piero Marrazzo, pur prendendo atto di questa mancanza, non si è mostrato eccessivamente preoccupato, spiegando che “ai giovani non viene offerta l’opportunità di conoscere il lavoro di Joe e di altri personaggi simili, poiché vengono proposti altri modelli. Incontri come questo devono raggiungere i giovani e far capire loro l’importanza di questi argomenti”.