Questa settimana, il geologo Giulio Caso ci offre una toccante poesia che descrive la tragedia di Sarno. Antiche pomici, stratificate in una formazione a “cuesta”, furono il palcoscenico di un lento collasso. La graduale diminuzione della pressione precedette un evento catastrofico: la pioggia, filtrando con una permeabilità di mille darcy, inumidì il terreno. Le gocce, come figlie della pioggia stessa, innescarono una devastante frana. Granelli di fango si mescolarono, alterando i profili del suolo in un modello dendritico. Seguì un’insufficiente dispersione delle acque e un’invisibile, silente erosione, ignorata dagli adoratori del cemento, simbolo di un’epoca.
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