Nonostante la mia conoscenza limitata di informatica, la utilizzo per lavoro, scrittura e studi, soprattutto ora con la PEC e i processi telematici. Possiedo quindi numerosi file sul mio computer. Un giorno, accendendolo, ho trovato una schermata di un attacco hacker che, per stile grafico, caratteri (non cirillici) e colori, sembrava di origine russa. Il messaggio richiedeva un riscatto di oltre mille euro entro 90 ore per decifrare i miei file criptati, minacciando la loro perdita definitiva e sconsigliando qualsiasi tentativo di recupero. Non ho considerato il pagamento, trattandosi di estorsione, reato che non ho mai subito. Contattata la Polizia Postale di Salerno (tramite il numero reperibile online, attivo solo dalle 9 alle 12), una poliziotta (in genere più attente e cortesi) ha risposto. Ho descritto l’accaduto, spiegando che si trattava di estorsione e reato informatico, annunciando una denuncia formale con prove a supporto. La risposta è stata: “Faccia una denuncia”. Ho replicato che lo stavo già facendo e che l’estorsione è un reato perseguibile d’ufficio. Lei ha consigliato di contattare un tecnico informatico. Avendo già contattato un tecnico, il quale si è dichiarato sprovvisto degli strumenti necessari, e sapendo che anche altri avvocati erano stati colpiti (facendomi supporre un attacco mirato), ho informato anche il Presidente dell’Ordine. Ho sottolineato che la polizia giudiziaria ha il dovere di porre fine a un reato in atto, ma la risposta è stata: “Nulla”. Ho quindi chiesto se disponessero di strumenti per contrastare attacchi informatici, ricevendo una risposta negativa. Infine, ho espresso la mia frustrazione di fronte all’impotenza delle forze dell’ordine, in contrasto con le rassicurazioni del Ministro Alfano sulla protezione dal terrorismo. Ho subito la perdita di dati importanti (un libro in lavorazione, dati dei clienti, date dei processi, foto di famiglia e documenti fiscali – la cui perdita, in realtà, mi solleva). Mi chiedo come sia possibile garantire la sicurezza nazionale di fronte a vulnerabilità informatiche che colpiscono anche piccoli studi professionali, figuriamoci enti pubblici e aziende. Esistono sistemi di protezione per le informazioni vitali per la sicurezza del Paese? Se sì, perché non sono accessibili ai cittadini? Se no, valuterò di lasciare l’Italia. Ma dove potrei andare? Aldo Di Vito [email protected]
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