Un’ombra di Salò sul palcoscenico: riflessioni su “Vietato Porno Amen”

Un’ombra di Salò sul palcoscenico: riflessioni su “Vietato Porno Amen”

La seconda serata della rassegna “Di Segnato Tempo” ha ospitato la performance teatrale “Vietato Porno Amen” di Antonio Grimaldi, un’opera ispirata al controverso capolavoro cinematografico di Pier Paolo Pasolini, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. L’evento è stato preceduto da una coinvolgente introduzione del giornalista Davide Speranza, che ha letto e interpretato estratti dagli articoli di Pasolini apparsi sul Corriere della Sera negli anni ’70. Questi testi, carichi di acute osservazioni sul potere del consumismo americano e la decadenza morale della società italiana, conservano una sorprendente attualità, denunciando le storture del potere e la corruzione dei dogmi religiosi con una lucidità profetica. Successivamente, Elio Goka ha analizzato il contesto storico e artistico di “Salò”, film dalla tormentata gestazione, censurato per anni a causa della sua spietata critica al potere, rappresentato nella sua nuda brutalità e prevaricazione. “Vietato Porno Amen” rilegge, in chiave moderna, l’eredità pasoliniana, esplorando le profondità inquietanti dell’animo umano. Lo spettacolo utilizza il dramma esistenziale come sfondo per esaltare, in modo esasperato, le perversioni dell’esistenza, mettendole in scena come se fossero legittime. Similmente a “Salò”, la performance si concentra sull’eros più crudo, sulla sottomissione fisica e sul gioco del potere. Ambientato sullo sfondo virtuale del Giudizio Universale di Michelangelo, lo spettacolo si compone di una sequenza di atti sessuali, in cui giovani vittime subiscono violenze da parte di figure di potere, in una spirale di sottomissione, torture e omicidi rituali. Un’immagine cruda e disturbante di una realtà immaginaria, o forse vissuta, che esplora temi che l’animo rifiuta, legittimando la brutalità sessuale e denunciando la corruzione morale e la perversione del potere con un linguaggio emotivamente freddo e lucido.