Con il ritiro a vita privata di Giorgio Napolitano, si apre un dibattito sulla sua eredità politica. Per molti, il suo periodo presidenziale ha visto una distorsione delle regole democratiche, con nomine di primi ministri prive di un chiaro mandato popolare e una gestione opaca di diversi processi parlamentari. Anche se non si tratta di una condanna, la trasparenza assoluta dovrebbe essere una prerogativa di chi ricopre cariche di così alto livello. Il libro “I panni sporchi della sinistra” di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara, ad esempio, evidenzia il ruolo di Napolitano all’interno del PCI, descrivendolo come esponente di una corrente “migliorista” che, anziché lottare contro il capitalismo, ha cercato di operare al suo interno. Il volume sottolinea l’abilità di Napolitano nel tessere relazioni, sia a livello internazionale (come primo dirigente comunista a tenere conferenze negli Stati Uniti), che in ambito nazionale, dove ha perseguito l’unità socialista, intrattenendo dialoghi anche con esponenti politici come Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, contribuendo, di fatto, alla permanenza al potere di quest’ultimo. La domanda che sorge spontanea, quindi, è se l’Italia necessiti di una figura politica simile a Sandro Pertini, un leader caratterizzato da integrità e fermezza morale. Esiste oggi un leader con tali qualità? La parola ai lettori. Gigi Di Mauro
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