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La Campania: un tesoro ambientale minacciato

La Campania possiede un patrimonio naturale di valore inestimabile, costituito da risorse idriche e suoli fertili, essenziali per il benessere presente e futuro della popolazione. Tuttavia, queste preziose risorse sono facilmente vulnerabili a manipolazioni criminali, spesso motivate da profitto illegale. Le istituzioni regionali, in base allo Statuto, hanno il preciso compito di proteggere, conservare e valorizzare questo patrimonio. Già dal 1971, lo Statuto regionale (Legge 22 maggio 1971, n. 348) definiva obiettivi specifici in questo ambito, tra cui il controllo e la gestione ottimale delle risorse idriche (art. 4), la salvaguardia del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, nonché la tutela dell’ambiente naturale attraverso la creazione di aree protette (art. 5) e la protezione della salute pubblica (art. 7). La versione aggiornata dello Statuto (dal 2009) rafforza ulteriormente questi impegni, includendo la sicurezza alimentare, la tutela ambientale e il riconoscimento dell’acqua, dell’aria e del vento come beni comuni universali. Nonostante queste chiare disposizioni, la Campania ha subito, e in parte continua a subire, un grave degrado ambientale. L’illecita dispersione di rifiuti nella Piana Campana, paragonabile a una semina di “mine inquinanti”, ha generato enormi profitti per organizzazioni criminali, che hanno operato per anni nell’ombra, eludendo i controlli istituzionali. Questo crimine ambientale ha scatenato una crisi sanitaria di proporzioni drammatiche, con evidenti ripercussioni sulla salute pubblica e sulla qualità dei prodotti agricoli. L’impatto di queste attività illegali, che includono anche le combustioni di rifiuti, sulla salute, sul suolo e sull’acqua, è innegabile. Il territorio campano, invece di essere gestito in modo sostenibile, è stato trattato come un deserto, nonostante le sue innumerevoli ricchezze naturali: suoli fertili, risorse idriche abbondanti e un clima favorevole. La soluzione non può prescindere dalla riduzione drastica dei rifiuti, dal riciclo e dal riutilizzo delle risorse, nonché dalla tutela assoluta degli acquiferi, fondamentali per la fornitura di acqua potabile. È necessario contrastare con fermezza anche le attività estrattive, come quelle petrolifere, che possono compromettere in modo irreversibile queste risorse. Lo Statuto regionale rappresenta una guida chiara per un’azione responsabile, ma la sua efficacia dipende da un costante controllo da parte dei cittadini. Il fallimento dei controlli istituzionali, che ha portato alla “Terra dei Fuochi” e all’emergenza rifiuti, dimostra la necessità di un maggiore impegno civico. La persistenza di roghi tossici e lo smaltimento illegale di rifiuti solleva gravi interrogativi sull’efficacia delle misure di contrasto e sulla presenza di interessi occulti che ostacolano la bonifica del territorio. È fondamentale che i cittadini esercitino un controllo costante sull’operato degli amministratori eletti, votando per chi si impegna a rispettare pienamente lo Statuto regionale e a tutelare l’ambiente, le risorse naturali e la salute pubblica. La fiducia in coloro che hanno gestito male il territorio in passato deve essere cauta e critica, puntando su una nuova generazione di amministratori in grado di garantire trasparenza ed efficacia.

Redazione

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