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Un Megastore Asiatico nel Cuore di Pagani

A Pagani, la recente apertura di un vasto negozio di articoli vari, situato vicino alla basilica di Sant’Alfonso, ha suscitato reazioni contrastanti tra i cittadini. Sebbene alcuni esprimano perplessità riguardo alla nuova struttura commerciale, un aspetto positivo è l’assunzione di personale locale. Questo immenso spazio di circa 650 metri quadrati, ricco di abbigliamento, articoli per la casa, accessori e molto altro, rappresenta il più grande bazar cinese dell’Agro Nocerino Sarnese. Aperto con orario continuato e con commesse residenti a Pagani, il megastore, caratterizzato da un’insegna rossa e gialla, ha registrato un’affluenza continua fin dalla sua inaugurazione il 23 ottobre. Nonostante l’elevato numero di clienti e la facilità d’acquisto, i prezzi risultano leggermente superiori rispetto a quelli di negozi tradizionali. Un confronto diretto ha rivelato un aumento dei costi per articoli come canotte intime, sacchetti frigo e detersivi. Curiosamente, nonostante i prezzi più alti, i clienti sembrano non contrattare e raramente richiedono lo scontrino. Prima dell’apertura, il locale era rimasto vuoto e in stato di abbandono per anni, generando polemiche tra i residenti e creando incertezza riguardo ai futuri gestori. L’arrivo di commercianti cinesi, inizialmente accolto con scetticismo, ha invece generato un’impennata di acquisti. Questo fenomeno riflette una tendenza più ampia: l’aumento di attività commerciali cinesi nell’Agro Nocerino Sarnese, che hanno sostituito piccole botteghe artigianali, spesso attribuito alla crisi economica degli ultimi anni. L’investimento cinese in Italia, attratto sia dalla qualità dei prodotti italiani che dall’attuale situazione finanziaria del Paese, evidenzia un interesse verso settori come il design, l’alta tecnologia e persino partecipazioni azionarie in grandi aziende italiane. Questo flusso di investimenti dall’Estremo Oriente, che comprende anche investitori giapponesi e arabi, lascia agli italiani il timore di una progressiva perdita del “Made in Italy”.

Redazione

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