L’8 marzo, tra prezzi esorbitanti di mimose e gesti formali di attenzione, si celebra la Giornata Internazionale della Donna. Ma quanta reale consapevolezza del significato di questa data permea la società, tra uomini e donne? Sembra paradossale che molte donne, pilastro fondamentale dell’umanità, in sole 24 ore possano vanificare un anno di lotte contro il femminicidio, per la parità di genere, e per l’approvazione di leggi a tutela dei diritti delle donne. Un atteggiamento che riflette il proverbiale “una volta all’anno è lecito impazzire”, con serate e spettacoli che, pur potendo essere divertenti tra amiche, in pubblico perdono ogni dignità. Immaginate un gruppo di uomini attempati che, in un locale, si abbandonano a comportamenti volgari nei confronti di una spogliarellista, arrivando persino a spogliarsi. La reazione sarebbe immediata: indignazione e richiesta d’intervento delle autorità. Allora, perché tollerare comportamenti analoghi da parte delle donne l’8 marzo, quando, invece di riaffermare la propria dignità, si abbandonano a condotte che eguagliano, se non superano, la peggiore volgarità maschile?
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